Francesco Failli, da gregario su strada a uno dei migliori bikers al mondo nella mountainbike.

Professionista su strada per 11 anni, con un ruolo di gregario di lusso, passa alle ruote grasse nel 2015 con la Cicli Taddei dove inizia subito ad andare a podio e a vincere, guadagnandosi per due anni consecutivi la convocazione in Nazionale.

Testo di Leonardo Olmi, foto di Leonardo Olmi ed archivio Cicli Taddei.

  • Ha fatto da Gregario di Lusso a Nibali, Garzelli, Cipollini, Casagrande e tanti altri.
  • Coltivava da sempre la Passione per la Mountainbike, dove sognava di gareggiare già quando correva su strada.
  • La sua Gara Preferita è la Valtellina Bike Marathon.
  • Non cambierebbe mai la sua Full Specialized Epic S-Works con nessun’altra bici al mondo.
  • Ci confida la sua Ammirazione per il suo maestro e amico Francesco Casagrande.
  • Considera il suo attuale compagno di squadra Alexey Medved il Più Forte biker al mondo.
  • Ci mostra la sua Stima verso il collega ed avversario Samuele Porro.
  • Ci racconta della Brasil Ride come l’esperienza Più Bella che abbia fatto da quando corre in mountainbike.
  • E punta allo scalino più alto del Podio della Hero 2019.

Questo è Francesco Failli, che abbiamo incontrato ed intervistato in occasione del Test the Best Specialized 2018 organizzato da Cicli Taddei a Santa Croce sull’Arno (PI) sabato 3 novembre, la squadra per cui corre Failli da quando, quattro anni fa, è passato da Professionista su strada ad Elite nella Mountainbike. Ma prima di passare all’intervista facciamo un breve riassunto sulla sua carriera da stradista, per poi farci raccontare direttamente da lui la sua avventura in mountainbike.

Francesco Failli, toscano nato a Montevarchi (AR) nel dicembre del 1983, compie la sua formazione ciclistica al completo partendo dalle categorie giovanili fino a Dilettante. Si distingue fin da subito iniziando a vincere prima tra gli Juniores e poi tra i Dilettanti, guadagnandosi anche la convocazione in Nazionale ai Mondiali in Portogallo del 2001. Nel 2003 è ritenuto uno dei migliori giovani ciclisti italiani ed è così che nel 2004 gli si aprono le porte al mondo del professionismo. La sua prima squadra è la Domina Vacanze dove vi rimane per un anno, poi passa alla Naturino, dove trova anche l’attuale compagno di squadra in mountainbike, nonché toscano come lui, Francesco Casagrande durante quello che, per il fiorentino, sarà il suo ultimo anno di carriera su strada.

Casagrande era anche lui appena passato alla Naturino con la speranza di aver trovato la squadra con cui prendersi la rivincita al Giro d’Italia, ma l’invito alla corsa in rosa non vi fu ed il giovane Failli rivestì comunque un ruolo di “gregario di lusso” per il suo compagno di regione oltre che di squadra. Un ruolo che, dimostrando di ricoprire al meglio, grazie anche alle sue ottime doti da passista scalatore, Failli continuerà a mantenere anche nelle squadre a venire. Nel 2006 viene infatti ingaggiato dallo squadrone della Liquigas dove vi rimane fino al 2007. Squadra in cui Failli si trova a fare da gregario a corridori come Vincenzo Nibali, Stefano Garzelli, Mario Cipollini e Danilo Di Luca, che vinse il Giro del 2007.

Quindi arrivano tre anni nell’Acqua&Sapone dove vi rimane fino al 2010. Gli ultimi quattro anni della sua carriera su strada li passa tutti nelle varie squadre che sono passate tra le mani di Scinto e Citracca; dalla Farnese Vini alla Vini Fantini, per concludere con la Yellow Fluo. Siamo alla fine del 2014, Failli non trova un nuovo contratto da firmare nel professionismo e all’inizio del 2015 il toscano (appena entrato nel suo 32mo anno d’età) comincia a pensare ad una nuova carriera, ma nella mountainbike. Una passione, quella delle ruote grasse, che Francesco coltivava da sempre. Ed è a febbraio dello stesso anno che, grazie al suo amico Francesco Casagrande, arriva l’incontro con Stefano Taddei della Cicli Taddei, dove il fiorentino era già approdato nel 2009. Un incontro che cambia di nuovo il futuro di Francesco Failli, rilanciandolo sulle due ruote, non più come gregario ma come corridore libero di giocarsi le proprie carte, dove in alcune occasioni a coprirgli le spalle ci sarà proprio lui, il suo ex capitano Francesco Casagrande.

Ciao Francesco, raccontaci un po’ com’è che hai cominciato ad andare in bici, quando e perché?

Ho iniziato a correre a sei anni come G1 perché aveva già corso mio padre e correva anche mio fratello che è più grande cinque anni di me. Ma anche se vengo da una famiglia di ciclisti ho iniziato perché mi piaceva e non perché mi hanno spinto a farlo. Quindi ho fatto tutte le categorie giovanili fino a G6, Esordienti primo e secondo anno, Juniores e due anni tra i Dilettanti. Nel 2004 sono passato professionista, una carriera che è durata per 11 stagioni fino al 2014, durante la quale ho avuto modo di partecipare alle gare più importanti del professionismo mondiale, da quelle di un giorno alle corse a tappe. Dalle Classiche monumento come Milano-SanremoGiro di LombardiaGiro delle FiandreParigi-RoubaixLiegi, ai grandi giri di tre settimane, come il Giro d’Italia e la Vuelta a España. Mi è mancato solo il Tour de France, non perché non fossi adatto ma semplicemente perché era la squadra che decideva chi doveva fare Giro e Vuelta o solo il Tour ecc..

Ed in queste undici stagioni che risultati e vittorie hai portato a casa, qual è stato il tuo ruolo nelle varie squadre?

Sai quando passi professionista devi fare un po’ la gavetta, all’inizio devi imparare e parti con un ruolo da gregario, che io ho ricoperto subito fin dalla mia prima stagione con la Domina Vacanze, ma poi anche con la Naturino dove avevamo in squadra come capitano un certo Francesco Casagrande, con cui poi, ironia della sorte, ci siamo ritrovati insieme tra fango e polvere nella mountainbike. Comunque si vede che il mio ruolo da gregario l’ho fatto bene fin dall’inizio e quando, solo dopo due anni, sono passato ad uno squadrone ProTour come quello che nel 2006 era rappresentato dalla Liquigas, dove c’erano capitani come Stefano Garzelli che aveva vinto il Giro, non avevo lo spazio per ambizioni personali, la squadra era tutta per i capitani. Le mie vittorie sono infatti soltanto due, nel 2007 alla cronosquadre della Settimana Ciclistica Lombarda con la Liquigas e nel 2008, sempre nella stessa gara, dove ho vinto la 6à tappa con la maglia dell’Acqua&Sapone.

E poi com’è che hai interrotto la carriera su strada e ti abbiamo ritrovato nelle gare di mountainbike, non più da gregario ma come protagonista che sale spesso sul podio?

All’inizio del 2015, tra gennaio e febbraio, non ci siamo trovati d’accordo sul rinnovo del contratto con l’ultima squadra in cui militavo, la Yellow Fluo, e quindi ho pensato che avrei potuto tentare una nuova carriera nella mountainbike, dato che era una disciplina che mi era sempre piaciuta e verso la quale ho sempre coltivato una passione particolare. Tra l’altro, anche quando correvo su strada, ho sempre avuto la mountainbike nel mio garage, poiché oltre a piacermi la usavo per allenarmi durante la stagione invernale in alternativa a quella da strada, come quando pioveva e faceva molto freddo. Ma non ci avevo mai gareggiato, ne facevo solo un uso alternativo di piacere non agonistico. Anche se ogni anno, durante la mia carriera su strada, c’era il desiderio di provare a fare una gara in mountainbike a fine stagione, ma quando finivamo noi di correre su strada, erano finite anche le corse di mountainbike. Per cui la mancanza di rinnovo del contratto con Scinto e Citracca è stata la molla che mi ha fatto scattare l’idea di iniziare a correre sul serio in mountainbike. Ma il mio approccio voleva essere di prova nella prima stagione per vedere come sarei andato, per poi eventualmente continuare e farlo di nuovo da professionista, in maniera continua e seria.

Quindi come hai fatto a trovare una squadra, a chi ti sei rivolto dato che praticamente partivi da zero con la mtb, anche se venivi dal professionismo su strada?

A quel punto ho chiamato Francesco Casagrande, con cui ho sempre avuto un ottimo rapporto d’amicizia oltre, appunto, ad aver corso nella stessa squadra su strada condividendo la stessa camera. Francesco era già passato alla mountainbike dal 2009 e quindi mi ha messo subito in contatto con il suo DS Stefano Taddei (Cicli Taddei è uno dei più noti e forniti negozi tra le province di Firenze e Pisa, specializzato sia nel settore strada che Mtb, ndr). Il mio approccio è stato subito molto sincero fin dall’inizio, ho proposto a Taddei la mia intenzione di provare a cimentarmi nella mountainbike con la prospettiva di vedere e capire dove si poteva arrivare a livello di risultati e quindi valutare insieme se stipulare o meno un contratto e continuare seriamente a fine della prima stagione. Detto fatto, eravamo a febbraio 2015, a Stefano Taddei è piaciuta la mia proposta e dopo neanche 20 giorni ho finalmente fatto la mia prima gara di mountainbike.

E a quanto ci risulta sia quella che le gare successive del 2015 sono andate abbastanza bene, e dopo tre anni non solo corri ancora come Elite in mountainbike nello squadrone della Cicli Taddei – Specialized, ma sei anche uno tra i più forti bikers al mondo.

Si è vero, sono andato forte fin da subito, sempre tra i primi e tra i protagonisti di ogni gara. Io ero contento e Stefano Taddei pure, quindi abbiamo continuato cercando di migliorarci per raggiungere obbiettivi sempre più ambiziosi. Nel fare questo mi ha aiutato enormemente Francesco Casgrande, poiché venendo anche lui dalla strada, mi ha dato fin da subito tutti quei suggerimenti che sapeva fossero necessari ad uno stradista come me.

Francesco non finirò mai di ringraziarlo e non vorrei mai che smettesse di correre. Oltre ad un vero amico, per me è anche un grandissimo compagno di squadra, oltre che il Capitano. Casagrande è stato capace di darmi sempre consigli sia sul tipo di allenamento che dovevo fare che come comportarmi in gara, dove anche se sembra che la squadra non serva, come accade nelle gare su strada, invece anche in mountainbike la squadra è comunque importante.

Quindi cos’è che mancava ad uno stradista come te che si approcciava alla mountainbike per correre tra gli Elite?

Prima di tutto dovevo imparare a gestire sia lo sforzo che l’alimentazione, poiché si tratta di gare più brevi rispetto alla strada, ma più intense dal punto di vista dello sforzo fisico. In mountainbike sei sempre a tutta, non ci sono momenti della gara in cui ti puoi rilassare, forse si possono paragonare di più ad una lunga cronometro su strada. Poi bisogna allenarsi molto di più in mountainbike, io invece continuavo ad allenarmi su strada e poi andavo a correre in mtb, ma non andava bene. Se vuoi correre in mountaibike gli allenamenti devi farli con la bici da mtb, poi va bene anche alternarli con quella da strada, anzi si deve, ma molto meno. Poi ognuno di noi deve capire qual è la giusta pressione delle gomme, la taratura della forcella per arrivare ad una guida il più pulita possibile. Ovviamente non basta avere il giusto peso corporeo ed essere dei buoni scalatori per vincere le gare di mountainbike, dove spesso ci sono salite lunghe, perché dopo la salita viene la discesa e quindi ci vuole la tecnica sia in quelle ripide che nei single track. Tutte migliorie che ovviamente, come dicevo prima, vengono fuori dagli allenamenti specifici che vanno fatti in mountainbike, dove più ci stai sopra e più impari, più ti migliori e più acquisisci confidenza.

Ma come si fa Francesco a migliorarsi nella tecnica di discesa? Un dubbio che assilla molti bikers tra cui anche il sottoscritto.

Visto che era anche un mio problema, devo dirti che io ho migliorato molto quando l’anno scorso ho fatto la mia prima gara a tappe in Spagna, la Andalucía Bike Race, dove c’erano tutti migliori bikers del Cross-Country e della Coppa del Mondo ai quali, per stargli dietro, o andavi come loro o rimanevi fuori classifica.

Anche perché stare a ruota di chi è più esperto di te, come appunto nel mio caso seguire bikers che vengono direttamente e solo dalla mountainbike, ti fa acquisire confidenza e migliorare la tecnica. Anche se poi chi ha fatto solo mountainbike fin da giovane scenderà sempre in maniera più fluida e pulita di chi, come noi stradisti, si è avvicinato alle gare di mountainbike in età più avanzata. Potrò riuscire anche a fare lo stesso tempo di un Porro, ma la sua discesa sarà sempre più pulita della mia.

Front o Full?

Ecco bravo hai fatto bene a chiedermelo, poiché ad aiutarmi in tutto questo e a colmare i gap che avevo in discesa, ha contribuito sicuramente la Full che mi dà molta più sicurezza rispetto ad una Front. Anche se poi sappiamo che la Front, oltre ad essere più leggera, è anche più scattante in salita, ma non sempre, nello sconnesso con radici e rocce secondo me è sempre meglio usare una Full anche in salita. Specie se hai il Brain, come appunto si trova sulle nostre Specialized Epic S-Works con il quale non devi fare niente. Non hai nessun pulsante da spingere per bloccare o sbloccare ammortizzatore posteriore e forcella anteriore, dopo una giusta taratura fa tutto lui. Altrimenti il rischio di dimenticarsi di bloccare o sbloccare c’è e ti può far perdere la concentrazione. Noi della Cicli Taddei, che abbiamo come sponsor per le bici una casa di livello mondiale come Specialized, siamo davvero fortunati. Ti posso dire che se prima in discesa con la Front mi potevano anche staccare, adesso con la mia nuova Epic è molto più difficile. E in una gara a tutta, come una marathon di Coppa del Mondo, non è una differenza da poco!

A parte tutte le stagioni che hai fatto sempre ad alto livello, quali sono stati i tuoi risultati di quest’anno e la vittoria più bella?

Quest’anno ho vinto 7 gare, ma la più importante per me è stata sicuramente l’Alta Valtellina Bike Marathon che secondo me è una delle più belle marathon che abbiamo qua in Italia. Altre gare che considero tra le più belle e che mi piacerebbe vincere sono anche la Dolomiti Superbike e la Hero. Ovviamente anche la Kronplatz King di Plan de Corones, che potevo aver vinto se non fosse stato per uno sbaglio di percorso sul finale, è una tra le più belle gare in Italia.

Ma se non sbaglio anche il Campionato del Mondo di quest’anno ti ha lasciato un bel ricordo al di là del risultato, giusto?

Si è vero, vestire la maglia della Nazionale è sempre un onore ed una forte emozione, specie quando corri in Patria, come appunto nella gara della 3 Epic di Auronzo di Cadore in Veneto. Dopo la convocazione del CT Mirko Celestino dell’anno scorso per la Germania (dove c’era anche Francesco Casagrande), l’essere di nuovo convocato per vestire la maglia dell’Italia mi stimolava molto. Per cui ho fatto tutta la stagione mirata per arrivare al meglio a questo appuntamento, ma purtroppo non era la mia giornata ed ho dovuto fare tutta la gara in difesa. Sinceramente pensavo di stare meglio anche a livello di preparazione, ma una caduta dopo poco la partenza che ha coinvolto, oltre a me, anche il mio compagno di squadra Alexey Medvedev (che ovviamente correva con la maglia della Russia), ha reso ancor più difficile la gara che già di per sé come distanza e dislivello era durissima. Dopo questa caduta ci aspettava anche una salita lunga, dura e posta ad inizio gara che a me non piaceva. Odio le salite lunghe e ripide poste subito pochi chilometri dopo la partenza. Per cui è stato tutto un recuperare lo svantaggio preso in partenza che non ha certo aiutato la mia giornata negativa già di per sé. Comunque, un 25° ass. su oltre 200 Elite che sono partiti, anche se non era nelle mie aspettative, tutto sommato mi va bene, anche se avrei voluto fare molto di più.

E per concludere a chiusura di stagione hai fatto anche la Brasil Ride, nel caldo sud-est del Brasile, da cui sei rientrato da poco, raccontaci com’è andata.

La Brsil Ride è stata una delle esperienze più belle che abbia mai fatto da quando corro in mountainbike. Era la mia prima gara a coppie di una settimana, dove il mio compagno di squadra era un certo Alexey Medvedev, che sappiamo essere uno dei corridori più forti al mondo, nonché Campione Europeo marathon in carica. Ecco perché mi sentivo un bel carico di responsabilità addosso, in quanto Alexey, quest’anno, ha fatto una stagione spettacolare, dove ha riconfermato di essere un vero campione. Purtroppo, è stato sfortunato al mondiale in Veneto, dove era il grande favorito per la conquista della maglia iridata. Alla fine, devo dire che in Brasile sono andato forte anch’io, tant’è che chiudere al terzo posto dietro alle altre due coppie che ci hanno preceduti, con nomi del calibro di Avancini (neo Campione del Mondo) e Fumic (che è tra i migliori tre nel ranking della Coppa dl Mondo) sul primo scalino del podio e la coppia Ferreira-Becking che si sono classificati secondi, non può che farmi ritenere ampiamente soddisfatto. Ma devo comunque dire che se la fortuna ci assisteva un po’ di più avremmo potuto fare ancora meglio, in quanto abbiamo avuto un sacco di problemi. Tra l’altro, ci tengo a ricordare che eravamo i due corridori ufficiali che rappresentavano Specialized supportati da Specialized-Brasile, e quindi un podio ha fatto sicuramente felici anche i nostri sponsor e la nostra squadra italiana supportata da Stefano Taddei.

A questo punto non rimane che chiederti se sei riconfermato nella stessa squadra con cui hai iniziato e quali saranno i tuoi obbiettivi a livello di gare per il prossimo anno?

Ti confermo che è un grande piacere per me rimanere con Cicli Taddei – Specialized, sia per l’ottimo feeling che ho con la squadra, le persone che lavorano al suo interno e le bici che mi mettono a disposizione, ossia le Epic S-Works. Mentre tra gli obbiettivi e le gare cerchiate in rosso ci sono la Dolomiti Superbike, l’Alta Valtellina Bike Marathon, che come ti dicevo prima a mio parere sono due tra le gare più belle che abbiamo qua in Italia, sia per il prestigio, i percorsi ed i luoghi spettacolari in cui si trovano. Ma mi piacerebbe molto riuscire a salire sullo scalino più alto del podio anche alla Capoliveri Legend Cup dell’Isola d’Elba. Ma poi dato che quest’anno Specialized sarà sponsor della Hero di Selva di Val Gardena, allora non possiamo non pensare di fare del nostro meglio, sia personalmente che come squadra, in quella che viene considerata una delle gare di mountainbike più dure al mondo, che attraversa lo splendore delle Dolomiti con il suo percorso del Sellaronda. Una gara che non pensavo potesse essere alla mia portata, ma avendola fatta, o meglio provata, per la prima volta quest’anno (purtroppo ho rotto il cambio solo dopo 5km dalla partenza) ho capito che potrei fare bene. Poi comunque mi auguro di nuovo di far parte della Nazionale Italiana per il Campionato del Mondo che si svolgerà in Svizzera, ed a questo punto anche il Campionato Europeo, ma sarà tutto da vedere in base all’eventuale convocazione o meno, perché nello stesso weekend ci sarà anche il Campionato Italiano.

Ultimissima cosa, rivelaci, se vuoi, chi tra i tuoi “avversari” bikers è colui che ammiri, per lo stile ovviamente, di più?

Dire Alexey Medveded, che è il mio compagno di squadra e con cui ho condiviso una tenda in Brasile per una settimana fino a pochi giorni fa, sarebbe troppo facile. Ma invece parlando di stile e modo di correre, devo dire che stimo e ammiro molto il neo Campione Italiano Marathon Samuele Porro, veramente sia come atleta in generale che come persona.  E il tuo amico Francesco Casagrande?

Beh, su Francesco non esistono parole che possono esprimere il mio rispetto e ammirazione nei suoi confronti, oltre alla grande amicizia che ormai ci lega da tanti anni. Non vorrei che smettesse mai di correre e ti confesso che se qualcuno mi dicesse che il prossimo anno non è più in squadra con noi non saprei come interpretare la stagione senza di lui!

Francesco Failli

Suqadra: Cicli Taddei

Bici: Specialized Epic S-Works

Occhiali: Oakley

Integrazione Alimentare: Ethic Sport

Seguiteci su queste pagine poiché a breve uscirà anche l’intervista ad Elena Gaddoni.

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