Negli atleti di successo, ciò che fa la differenza è spesso la testa. Ottenere una vittoria o una sconfitta non dipende solamente dalla preparazione fisica. E’ la testa quella che guida davvero tutto il corpo permettendogli di non arrendersi mai alla fatica o allo sconforto, spingendolo a superare i propri limiti. Proprio per questo gli sportivi professionisti curano l’aspetto mentale quanto quello fisico. Diversamente il corpo, quando non adeguatamente supportato dalla mente, non permetterebbe mai di raggiungere i risultati prefissati.
In quegli sport in cui è richiesto un grande sforzo fisico prolungato, e dove spesso l’atleta si ritrova da solo contro se stesso per tutta la performance, l’aspetto mentale ricopre veramente un ruolo chiave. Basti pensare ai maratoneti che per 42km non devono fare altro che cercare di ripetere al meglio lo stesso movimento, cercando d’ignorare quella sensazione provocata dall’acido lattico nei muscoli. Quei chilometri diverrebbero un’eternità e sarebbe impossibile riuscire a portarli a termine se non si acquisisse un’adeguata forza mentale. Così come i ciclisti che, piegati sul manubrio della propria bici, devono percorrere lunghissime distanze anche per diversi giorni consecutivamente, senza farsi ossessionare dalla paura di non farcela.
Basti pensare all’impresa di Vincenzo Nibali al Giro d’Italia sulle Tre Cime di Lavaredo quando, in mezzo al gelo e alla tormenta di neve, ha staccato tutti i suoi diretti avversari andando a conquistare una vittoria in solitaria, che è ormai entrata di diritto nella storia del ciclismo. O alle incredibili fughe di Marco Pantani, che hanno fatto innamorare migliaia di appassionati: Mortirolo nel 1994, l’Alpe d’Huez nel 1997 o Les Deux Alpes nel 1998, solamente per citarne alcune. Tutte imprese ottenute perché nella sua testa il pirata sapeva di poter arrivare in cima con il suo passo, surclassando tutti gli avversari.
Il mental training è ormai visto come qualcosa di essenziale in tutti gli sport. Degli esempi concreti sono: Stephen Curry che è diventato il miglior tiratore della storia del basket e trascina i suoi Warriors spesso e volentieri tra le favorite nelle partite della lega puntando sull’atteggiamento mentale; la nostra Federica Pellegrini che è riuscita a conquistare l’oro olimpico e 5 ori mondiali anche grazie al suo mental coach; Roger Federer che da giovane irrequieto qual era, è riuscito a diventare il re del tennis che tutti sappiamo.
La sfida con se stessi – oltre che con l’avversario – è forse quella più difficile da vincere ma essenziale se si vuole eccellere in ogni disciplina e nella vita. Tutti i grandi campioni dello sport lavorano fianco a fianco con i mental coach e, pensando a un esempio recente basta guardare il volto di Cristiano Ronaldo prima della sfida di Torino contro l’Atletico Madrid. Il campione portoghese prima di scendere in campo ha galvanizzato tutti i compagni con la sua sicurezza e soprattutto con la sua durezza mentale: lui sapeva che quella sera avrebbe disputato una grande partita trascinando la squadra alla vittoria e, così ha fatto.
La presenza di un mental coach è diventata davvero essenziale per la preparazione degli sportivi di alto livello, perché saper controllare il flusso di pensieri e acquisire una ferma fiducia nelle proprie capacità è collegato al cambiamento di prospettiva necessario per cogliere in fretta il continuo mutamento della realtà. Ciò fa trovare le soluzioni migliori permettendo di andare oltre quelli che crediamo siano i nostri limiti, che è proprio una mente non allenata a imporre.
Quante volte ci siamo ripetuti dentro noi stessi che quella determinata gara non saremmo riusciti a portarla a termine, o che quel risultato prefissato era troppo per noi? Se questo pensiero iniziasse ad aleggiare troppo a lungo all’interno della testa, di conseguenza anche il corpo potrebbe iniziare a non rispondere come voluto.
La durezza mentale non è altro che la capacità di andare oltre gli ostacoli, un po’ come la pozione magica dei Looney Tunes nella sfida contro i Monstars in Space Jam. In realtà non era altro che acqua, ma il potere scaturito dalla mente è ciò che alla fine fa la differenza tra una buona e una cattiva prestazione.