93 anni e ancora la voglia di pedalare, con un sogno nel cassetto, quello di battere il Record dell’Ora.

Sollecitato da chi mi conosce, vi voglio raccontare la storia “del mi Babbo” (come si dice a Firenze) che ama ancora durare fatica e seguirmi nelle mie avventure fotogiornalistiche in bicicletta.

Testo e foto di Leonardo Olmi.

Giorgio e Leonardo Olmi all’Isola d’Elba

Si chiama Giorgio Olmi, nato a Impruneta (Firenze) il 25 Aprile del 1930 da famiglia contadina con altri due fratelli più grandi. Dopo la quinta elementare che superò grazie ad un regalo “m’hanno passato” come gli piace raccontare “perché la mi mamma gli regalava le uova fresche di gallina alla maestra” (anche se poi era dotato di un buon intelletto, quello che deve aver donato a mio fratello astrofisico) iniziò subito a lavorare, dallo spacca sassi per le strade dell’Impruneta allo spaventa passeri nei campi di grano durante le estati torride toscane.

Giorgio Olmi sul Passo Pordoi

Mi racconta sempre che sua mamma lo mandava nel campo con un sacchetto di sale e gli diceva “i baccelli (le fave) li trovi nel campo e l’acqua alla fonticina”. D’inverno suo babbo gli faceva gli zoccoli di legno con la paglia dentro, per stare più caldo, e quando si alzava la mattina trovava la neve sul marmo del comodino che passava dalle tegole del tetto mal messo. “E te tu ti lamenti” mi dice sempre “l’acqua calda, la doccia, il water, ecc. a mi tempi un c’erano sai…”. Si parla del tempo della Seconda Guerra Mondiale quella che ha segnato le persone come lui l’hanno vissuta nell’adolescenza. Mi racconta di quando aveva i tedeschi in casa che gli portarono via il maiale e tutto il vino.

Giorgio e Leonardo Olmi all’Eroica

E cosa gli vuoi controbattere a queste storie, ti va via la voglia di lamentarti, ti rendi conto che nella vita bisogna accontentarsi, che noi di questa generazione (dagli anni ’60 in su) siamo stati fortunati. Specialmente io che proprio grazie ai sacrifici dei miei genitori (anche mia madre ha sofferto il periodo della guerra) invece ho avuto modo di studiare ed ho poi scelto di fare il fotogiornalista che mi ha consentito di girare il mondo.

Giorgio Olmi nel Chianti in Toscana

Giorgio ha iniziato ad andare in bici dopo la Guerra, dal ’46 al ’49 per esigenze di lavoro. Quella guerra di cui ogni anno celebra il giorno della liberazione proprio in coincidenza del suo compleanno, il 25 aprile, che quest’anno gli regala ben 93 primavere. All’epoca aveva trovato un lavoro come verniciatore di biciclette in una fabbrica di Peretola (Firenze) dove oggi si trova l’aeroporto, che doveva raggiungere da Impruneta ogni giorno in bici, ma anche ritornare la sera a casa.

Giorgio Olmi a Corvara

Le strade erano quasi tutte sterrate e la distanza era di circa 35km, per un totale di 70km al giorno per sei giorni la settimana. Ma quella della bicicletta era anche una passione che gli aveva trasmesso l’eroismo di Gino Bartali, suo parente alla lontana poiché nipote di sua nonna che gli raccontava sempre: “quante bistecche m’ha mangiato Gino, quando si fermava da me dopo gli allenamenti”. Anche se Giorgio era tifoso di Coppi, di cui rievoca sempre l’impresa alla Cuneo-Pinerolo con cinque colli scalati da solo.

Giorgio Olmi sul Passo Pordoi

Quindi l’allenamento non mancava, fu così che un amico più grande vedendo in lui un possibile atleta, gli prestò la bici per farlo gareggiare con i più forti dell’epoca. In una gara, dove era presente anche il famoso Gastone Nencini, e gli altrettanto famosi Bitossi e Boni (poi diventati anch’essi dei campioni) Giorgio era in fuga, quando in discesa cadde ma non si fece niente. Dovette ritirarsi con la bici rotta che l’amico non gli potette riparare per continuare a prestare e fargli fare altre corse, poiché anche lui aveva pochi soldi, cosa che all’epoca accumunava molte persone. I soldi erano pochi per tutti e la necessità di lavorare era molto alta. Mio nonno, che come ho detto era un contadino, non potette comprargli una bici, e dovette continuare a mandare a lavorare mio babbo Giorgio, senza poterlo aiutare a tentare una carriera ciclistica.

Giorgio e Leonardo Olmi sul Lago di Dobbiaco

Oggi, Giorgio Olmi, in pensione dal 2008 (dopo aver lavorato 60 anni nella sua officina meccanica, per riparazioni di moto e scooter), va regolarmente in bici 2-3 volte la settimana ed accompagna il sottoscritto alle varie granfondo in giro per l’Italia, ma anche ad eventi come i Mondiali Giornalisti a cui partecipo da oltre dieci anni in giro per l’Europa, facendo con lui qualche giro il sabato ed il tifo alla domenica. Nel 2010 abbiamo fatto assieme anche il percorso corto dell’Eroica di Gaiole in Chianti dove è stato intervistato dal New York Times e dalla rivista austriaca Drahtesel come il più anziano partecipante di quell’anno, 80 anni.

Giorgio e Leonardo Olmi all’Eroica

Dopo aver scoperto che soffriva di diabete, mio babbo Giorgio ha ancora trovato più beneficio dall’uso della bicicletta come attività motoria che fatta in maniera adeguata e giudizievole lo ha sempre aiutato a bruciare gli zuccheri in eccesso ed ha mantenere una buona forma fisica ed un buon stato mentale. Grazie all’uso della bici, ha sempre potuto godersi qualche piatto di pasta in più e qualche dolce per le feste.

A causa dell’usura, dopo sessant’anni di lavoro piegato sulle ginocchia dalla mattina alla sera, prima nel 2015 e poi nel 2016 ha dovuto mettere due protesi complete alle ginocchia, ma tutto ciò non gli ha impedito di continuare ad andare in bici, anzi è tornato pure a cercare in funghi nel bosco, sua grande passione da sempre.

Nel gennaio del 2019 ha avuto anche la necessità di mettere uno stent coronarico, causa una piccola ischemia, in seguito alla quale il cardiologo ha continuato ad incentivare l’attività motoria in bici. Fino ad allora non aveva mai voluto utilizzare le E-bike, ma faceva tranquillamente 50 km con la muscolare senza grossi dislivelli e salite, max 250 mt. Ossia andava da Tavarnuzze, dove abitiamo, fino a Greve in Chianti. Ma durante le mie trasferte sulle Dolomiti in occasione della Maratona, al venerdì è salito con me per vari anni da Corvara fino al Passo Campolongo.

Poi io e mio fratello gli abbiamo voluto regalare una E-bike, alla quale inizialmente si è fortemente opposto, ma che poi gli ha consentito di vantarsi di aver scalato il Passo Sella, il Passo Pordoi, il Passo Gardena e il Passo del Tonale mostrando le foto ed i video che gli giravo io ai suoi amici.

Giorgio Olmi sul Passo del Tonale

Vedendo le imprese di alcuni suoi coetanei ciclisti stranieri ultra novantenni che hanno fatto il Record dell’Ora, ogni tanto mi fa capire che anche lui, spinto dalla competizione che ha nel sangue come me, ha questo sogno nel cassetto e sarebbe tentato di provare a batterlo. Chissà se ci sarà ancora la salute ed il supporto di qualche sponsor per provare a tentare questa impresa in un velodromo attrezzato. Per il momento si continua a pedalare pensando alla salute ed al divertimento.

Giorgio Olmi sul Monte Amiata con integratori Inkospor

Infine negli ultimi due anni grazie alla mia collaborazione con Inkospor Italia per gli integratori sportivi, suggerito da Benedetto Catinella (titolare dell’azienda) Giorgio sta usando le proteine Weight Gainer che lo aiutano a mantenere la massa muscolare che generalmente tende a degenerarsi nelle persone anziane.

Giorgio Olmi usa integratori Inkospor
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