Francesco Casagrande, dal Professionismo su Strada alle Ruote Grasse

Una brillante carriera da professionista che lo vide nascere come uomo da gare di un giorno, trasformandosi poi in corridore da corse a tappe. Nei suoi 14 anni da Pro sfiorò la vittoria ad un Giro d’Italia ed ottenne un bel 6° posto ad un Tour de France. Oggi, lo troviamo ancora in splendida forma a dar filo da torcere ai ventenni nelle gare di mountainbike, il nuovo “giochino” (come ama definirlo lui) nel quale il 46enne toscano si è tuffato con grande passione

testo di Leonardo Olmi, foto di Leonardo Olmi, Castagnoli e GioFoto

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Francesco Casagrande, Cicli Taddei

Francesco Casagrande, fiorentino classe 1970, compie la sua formazione ciclistica in alcune tra le squadre dilettantistiche più illustri della Toscana, dalla Maltinti alla Grassi, per poi approdare, nel ’92, al mondo del professionismo in quella che (nel ’97) diventerà anche la squadra di Pantani, la Mercatone Uno. Una carriera che dura 14 anni, durante la quale il corridore toscano veste la maglia della nazionale per ben 12 volte tra Mondiali e Giochi Olimpici (4° al Camp. del Mondo del ’99), e corona ben 53 vittorie da Professionista in gare di tutto rilievo: dalla Tirreno-Adriatico e il Giro dei Paesi Baschi nel ’96; al Giro dell’Emilia nel ’97 e quello di Svizzera nel ’99; ma anche due Classiche di San Sebastian e due Trofei Matteotti, rispettivamente negli anni ’98 e ’99.

Nel 2000 arriva anche una Freccia Vallone, ma è nel ’97 che scrive una delle sue più belle pagine, quando lascia il Tour de France con in tasca un bel 6° posto assoluto, dimostrando di non essere solo un uomo da corse di un giorno ma anche di gare a tappe. Dimostrazione che risulta lampante quando, nel 2000, vince la 9° tappa del Giro d’Italia, la mitica Prato-Abetone del 22 maggio (oggi diventata un importante granfondo), andando a vestire la maglia rosa che indosserà per ben 11 giorni. Concluderà secondo dietro a Garzelli per colpa di una sciatalgia che lo affligge negli ultimi giorni. Il Giro diventa l’obbiettivo principale di Casagrande che ritenta l’impresa nei due anni successivi. Ma la sfortuna lo affligge nel 2001, quando una caduta nella prima settimana lo costringe al ritiro; e nel 2002, quando viene squalificato con l’accusa di aver procurato la caduta del colombiano Garcia. Il 2004 è l’anno decisivo per il fiorentino; parte subito male a gennaio con l’infiammazione del tendine di Achille che gli fa perdere il ruolo di capitano in Lampre. Casagrande, indignato, passa alla Naturino con la speranza che la squadra sia chiamata al Giro del 2005, cosa che non avviene.

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Francesco Casagrande e Stefano Taddei

Il toscano decide così di abbandonare le corse e si dedica ad altro. Ma nel 2009, l’incontro con Stefano Taddei della Cicli Taddei di Santa Croce sull’Arno (PI), cambia di nuovo il futuro di Francesco, che a 39 anni “rinasce” con la mountainbike facendo tremare ancora una volta i giovani talenti e cavalcando i gradini più alti dei podi delle ruote grasse di tutto lo Stivale. Da appassionato e cicloamatore su strada e mountainbike, quale sono, visto che abito a pochi chilometri da Francesco Casagrande, ho colto l’occasione al balzo per fare qualche pedalata con lui sia su strada che tra i boschi facendomi raccontare aneddoti e ricordi, sia dei suoi anni d’oro che dei giorni d’oggi. Pedalare, chiacchierare, guardare i panorami e sudare è la cosa più bella che si possa fare con la bicicletta, il problema era soltanto uno, che nonostante Francesco si sforzasse di andare piano per farmi stare alla sua ruota io ero sempre con il fiatone e le domande erano difficili da farsi. Figuriamoci guardarsi i panorami di quei luoghi tra boschi, vigne e uliveti (sede dei suoi allenamenti in mtb) che Francesco mi ha fatto scoprire, e non sapevo di avere dietro casa.

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Francesco Casagrande e Leonardo Olmi

Scherzi a parte, devo riconoscere che Casagrande per essere stato il corridore di rilievo che tutti sappiamo, è una persona molto semplice, gentile e alla mano, ma non solo con i giornalisti, con tutti! Quando lo troviamo alle gare di mountainbike qui in Toscana, ormai è come uno dei tanti cicloamatori del gruppo, scherza e ride con tutti; magari fossero tutti così. Poi in gara è un’altra cosa e, ovviamente, quando anche lui mette il numero va a tutta, ed è giusto così. Chiacchiere a parte vi racconto quelle che sono state le mie curiosità nei suoi confronti e vi riporto quello che mi ha risposto.

La prima domanda che mi viene in mente di farti è, ovviamente, sul tuo passato da Professionista, i tuoi ricordi più belli, le tue vittorie, i tuoi rammarichi e quant’altro.

Sono passato Professionista nell’era di Argentin e Chiappucci, in un periodo in cui fino al ’97-‘98 contava ancora molto il ruolo del capitano di una squadra, anni di vero professionismo! Ruolo che dal ’99 in poi ha cominciato a perdere sempre di più valore, facendo assomigliare le gare dei prof più a quelle dei dilettanti che a quelle del mondo professionistico, con meno potere da parte dei capitani. Per cui, posso dire di aver vissuto due mondi diversi di professionismo. Le vittorie sono tutte dei bei ricordi, specialmente le prime dove mi confrontavo con corridori come Ghirotto e Cassani. Poi ho iniziato a prendere sempre di più valore, diventando capitano per le varie squadre in cui correvo.

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da sx: Gilberto Simoni, Francesco Casagrande e Stefano Garzelli al Giro d’Italia

Tra i ricordi più belli rimangono sicuramente quelli dei grandi Tour e Giri, dove essere in ballo tutti i giorni per tre settimane facendo si che andasse tutto bene, non è così facile come potrebbe sembrare. Cadute, tensione, pressione da parte della squadra, devi dormire bene, ecc., tutto assieme ti lascia sicuramente un bel segno e comunque un bel ricordo. Uno dei più belli tra questi è quello del Tour de France del ’97, dove essere su quelle montagne con Ullrich, Virenque e Zülle mi ha lasciato dei bellissimi ricordi.

Poi, ovviamente, il Giro d’Italia del 2000, che ho perso negli ultimi giorni per via di una sciatalgia, ma dove ho comunque vestito la maglia rosa per 11 giorni e conquistato quella verde. Ma mi piace ricordare anche la Tirreno-Adriatico del ’96, dove c’era mio fratello Filippo che correva per la Scrigno di Reverberi, mentre io correvo per la Fassa Bortolo. In una tappa lui ha vinto e io ho fatto secondo, ma devo dire che mi ha anche aiutato per la vittoria finale pur essendo di un’altra squadra. Francesco sorride.

Quindi sono arrivate ancora tante altre vittorie, ma qualcosa ti ha impedito di esprimere le tue potenzialità, lasciandoti un po’ di amaro in bocca, ed è arrivato il ritiro, vero?

Si, esatto, l’anno decisivo è stato il 2004, quando a inizio stagione ho avuto un problema al tendine di Achille che mi ha frenato fino a giugno di quell’anno, precludendo la mia partecipazione al Giro. In quel periodo ero ancora con la Lampre, ma Saronni mi ha detto che non rientravo più nei suoi programmi, poiché stava arrivando Cunego. Quindi, dato che io sono uno molto orgoglioso, ho deciso di passare alla Naturino (ex Domina Vacanze, ndr), che però non era un Pro-Tour, ma che avrebbe dovuto essere invitata al Giro d’Italia del 2005. Ho così basato tutta la preparazione pensando al Giro, ma poi niente invito e quindi ho deciso di smettere.

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Francesco Casagrande

Ma poi nel 2009 ti abbiamo ritrovato nelle gare di mountainbike, che hai iniziato subito a dominare, facendoci di nuovo sentire il tuo nome in televisione e leggerlo sulle riviste di mtb?

Dopo il ritiro mi sono dedicato ad accompagnare gruppi nella zona di Donoratico, sul litorale toscano, con cicloamatori composti al 90% da stranieri che volevano essere accompagnati per fare del sano cicloturismo non troppo impegnativo, a livello di passeggiata, con fermate nei luoghi panoramici e degustazioni. Nel frattempo ho iniziato a coltivare anche una grande passione per la corsa a piedi, e non nascondo che uno dei miei sogni nel cassetto sarebbe quello di completare una Maratona. Poi, tramite degli amici, alla fine del 2008, sono venuto a contatto con Stefano Taddei (Cicli Taddei è uno dei più noti e forniti negozi tra le province di Firenze e Pisa, specializzato sia nel settore strada che Mtb, ndr) che mi ha convinto a provare questa nuova avventura e questo nuovo “giochino” della mountainbike alla quale, dopo un po’ di apprendimento, mi sono appassionato subito ed adattato sempre di più negli anni. Ma il mio approccio con le corse non voleva essere di nuovo nel mondo dell’Elite, ma in quello amatoriale, visto che volevo ripartire, ma senza troppo impegno e stress. Siamo partiti con l’obbiettivo di divertirci, gareggiando a livello regionale, facendo qualcosa di piuttosto leggero (dato che ho una famiglia con tre figlie) altrimenti sarei tornato a correre tra i Professionisti. Premetto che io non ero mai salito su una Mtb prima di allora.

Ma quali sono le tue emozioni, cosa hai trovato di diverso tra le ruote grasse e la strada? Perché ti sei innamorato così tanto della mountainbike a tal punto che quasi non vai più sulla bici da strada?

E’ successo un po’ come quando a un ragazzino gli dai un giocattolo nuovo, se lo monta, se lo guarda, se lo studia, lo prova, lo modifica, ecc.. Poi quando vedi che pian piano arrivano i risultati, allora ti impegni sempre di più e ci prendi sempre più gusto e passione. Fare mountainbike è un po’ come fare una cronometro su strada di due ore, visto che sei sempre fuori soglia, sia che fai una gara breve che una Marathon. Quindi, dato che ho ripreso a fare gare dopo quattro anni, anche per me non è stato per niente facile, poiché ho dovuto riabituarmi allo sforzo, diverso da quello che facevo prima su strada, quando, dobbiamo dirlo, ero anche più giovane ed i tempi di recupero erano molto più veloci. Adesso invece, a 46 anni, comincio a notare che si stanno allungando, ma ovviamente è normale che sia così. Quindi non è stato per niente facile! Forse la mtb assomiglia di più al podismo, dove fai una gara da solo, non c’è gioco di squadra, poco o niente, in sostanza sei sempre a manetta. Poi, c’è tutta un’altra tecnica di guida da usare, specialmente nelle discese. Per cominciare ad andare bene ci vuole sicuramente un anno d’esperienza, dove affini e migliori le tecniche, ma non si finisce mai d’imparare, e forse questo è anche il fascino della mountainbike. Specialmente da quando c’è stato l’avvento della 29er”.francesco-casgrande_gf-monteriggioni_1

Ecco, a proposito di 29er, è stato fatto un passo da gigante con questi rotoni, vero? Cosa ne pensi tu Francesco?

Anche io ero un po’ titubante all’inizio, poi ho cominciato ad usarla già 4 anni fa, e forse sono stato uno dei primi, cominciando subito a notare che mi dava un grande vantaggio sulle discese tecniche e nello sterro, dove indubbiamente ha una maggiore scorrevolezza. Con la 29er l’ostacolo diventa sempre più piccolo, facilitando ancora di più la guidabilità della bicicletta. Probabilmente, si potrà perdere qualcosa nei percorsi stretti e sui single-track, ma il vantaggio che si recupera in discesa non ha paragoni. Ecco perché dal suo avvento nessuno è più tornato indietro. A dimostrazione del fatto che la 29er è più vantaggiosa lo sono i tempi delle stesse gare, con stessi percorsi e condizioni meteo, che si sono accorciati; come ad esempio a Franciacorta dove ci ho messo 4min meno con una salita più dura nel finale.

francesco-casgrande_mtb_1Ma sul tipo di allenamento che fai per affrontare queste gare, ci puoi svelare qualcosa? O è un segreto e non ti vuoi far scoprire ai i tuoi giovani avversari?

Macché segreto, figurati. Sicuramente non mi alleno più come quando facevo il Professionista, dove a giorni alterni si facevano 5-6 ore. Adesso, invece, posso fare 3 o al massimo 3 ore e mezzo, ma da quando cominciano le gare a marzo, e si corre da domenica a domenica, durante la settimana faccio principalmente girate, di 2-3 ore una volta a settimana, poi mai più di 2 ore, anche perché altrimenti non c’è recupero. Normalmente, dopo una gara dove alla domenica si fanno 60km, inizio a recuperare il giovedì. Quindi, nel periodo delle gare  posso fare un 40-50min di rulli al lunedì; il martedì esco un paio d’ore con la bici da corsa; il mercoledì esco con la mtb per 2/2,30 ore ma a ritmi regolari, magari andando un po’ al medio in salita. Giovedì ancora rulli ed il venerdì di nuovo in mtb per un paio d’ore; al sabato una 50ina di km con la bici da strada, per poi di nuovo correre alla domenica. Se voglio competere, visto che corro con tesserino amatoriale ma competo con gli Elite, non posso montare in bici solo due volte a settimana, un po’ mi devo allenare. Non faccio le Marathon di 100km, dove si deve stare in bici per 4,30/5 ore, perché sono troppo massacranti e necessiterebbero un allenamento ancora maggiore, molto più impegnativo. Secondo me una gara di mtb dovrebbe limitarsi sui 60/70km, poiché quando si va oltre diventa un vero massacro, specialmente per chi veramente l’affronta in modo amatoriale, credo l’85% di coloro che partecipano alle gare. Già lavorare in soglia o fuori soglia per più di 3 ore credo che sia sufficiente, di più va bene solo per i Professionisti, come ad esempio in un Mondiale Marathon di 120km.

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Francesco, a questo punto ricordaci quali sono stati i tuoi risultati più belli in mountainbike?

Visto che principalmente gareggio a livello regionale, tra le gare più belle e famose vinte qui in Toscana ci sono: 2 Piazza a Piazza di Prato (2010-‘11); 4 Casentino Bike di Bibbiena – AR (2009-’10-’11-‘3-‘14); 4 Straccabike (2009-’10-’11-’13); 2 Re Ratchis del Mote Amiata (2009-’11); 2 Costa degli Etruschi (2014); 2 Bacialla Bike (2014-‘15); 1 GF Città di Poppi (2014). Fuori regione hanno invece un importanza particolare le 3 vittorie alla Franciacorta Bike (2010-’11-‘12); il Campionato Italiano Master di Moena del 2010; il Campionato Italiano di Cross Country che ho vinto per 3 volte consecutive, due a Massa Marittima (2010-’11) e 2 Orvieto Marathon (2014-’15).

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Francesco Casagrande vince GF Monteriggioni

Nel 2015 ho finalmente vinto anche la mitica gara del Castello di Monteriggioni (Siena), dove negli anni in cui l’ho corsa, ho collezionato 4 secondi e 2 terzi posti; ed ho finalmente vinto anche la GF del Brunello di Montalcino dove con la mia squadra (la Cicli Taddei ndr) abbiamo fatto una bella tripletta con Failli e Testi.

Nel futuro continuerai a correre in Mtb o hai altri obbiettivi?

Già qualche anno fa, dopo che avevo smesso di fare il professionista, mi avevano chiesto di fare il DS in una squadra di Pro, ma dopo averci riflettuto bene ho deciso di no, poiché in passato sono già stato troppo fuori casa. La mia prima figlia di 18 anni è nata quando correvo nei Prof, poi ho deciso di avere le altre due bimbe, rispettivamente di 9 e 7 anni, quando potevo essere vicino a loro, perché a me piace seguire la famiglia. Magari potrei accettare qualche incarico più regionale, che comunque mi faccia stare più vicino a mia moglie e alle bimbe, anche perché, in fondo, insegnare ai giovani non nego che mi piacerebbe. Comunque se continuo a correre in mountainbike sarà sicuramente con Ccicli Taddei, ma vorrei fare meno gare, non tutte le domeniche e principalmente qui in Toscana.

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Francesco Casagrande vice la GF Montalcino, secondo Failli, terzo Testi (Cicli Taddei)

A questo punto allora, non mi resta altro che ringraziarti per la tua disponibilità e la bella fatica che mi hai fatto durare, sia nei single-track tra i boschi del Montalbano, che sull’asfalto tra le strade del Chianti, dove solo a starti dietro qualcosa con gli occhi sono comunque riuscito a rubare, ed augurarti un grande in bocca al lupo per il tuo futuro

Francesco Casgrande

corre e si allena con bici Specialized S-Works

per Cicli Taddei:

Santa Croce sull’Arno (PI) – www.ciclitaddei.itinfo@ciclitaddei.it – 0571-30.708

Luogo di Residenza: Lastra a Signa (FI)

Titolo di Studio: Diploma Istituto Tecnico Professionale

Lavoro Attuale: Libero Professionista

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