Era con questo hashtag che l’edizione 2017 della marathon di mountainbike più dura al mondo accoglieva i bikers che avevano osato sfidarla. E solo dopo aver tagliato il traguardo ricevevano la preziosa medaglia che gli conferiva il tanto desiderato titolo di EROE! Ecco cos’è che da 8 edizioni attira gli appassionati delle ruote grasse un po’ da tutto il mondo.
Testo di Leonardo Olmi, foto di Leonardo Olmi, Uff. Stampa Hero e Sportograf.
Forse non è stato del tutto un caso se per questa 8° edizione 2017 gli iscritti sono arrivati a 4.017 in rappresentanza di 45 nazioni diverse. Nel 2010 la HERO Südtirol Dolomites era partita con 400 partecipanti, da alcuni anni a questa parte, invece, raggiunge il tetto massimo, ossia dieci volte tanto, numero che per motivi organizzativi non può essere superato. Sono questi i numeri che confermano il successo della Hero, numeri che richiedono un grande sforzo e un costante impegno da parte degli organizzatori che sono molto attenti a mantenere lo sviluppo di questa manifestazione nei parametri della sostenibilità per valorizzare le Dolomiti.
Nella mia mente ci sono ancora indelebili i bellissimi ricordi del 2015, che come quest’anno fu baciata dal caldo e dal sole, cosa che purtroppo non fu l’anno scorso, quando le temperature furono più basse e dopo due ore di gara arrivarono pioggia e grandine. Ma sia con il bel tempo che con il clima un po’ più cupo ho avuto comunque la fortuna di essere coinvolto dall’atmosfera magica e dal fascino della Hero, che durante il lungo weekend in cui va in scena ogni anno a metà giugno, avvolge tutta la Val Gardena.
Memore di queste fantastiche esperienze e sollecitato ancora una volta dagli organizzatori non potevo fare a meno di esserci. Quindi giunto alla seconda settimana di giugno, che attendevo con ansia e trepidazione, ho fatto le valigie, ho preso la mia mountainbike e giovedì 15 giugno sono partito alla volta delle Dolomiti.
Grazie ad una macchina ampiamente collaudata e alla propria offerta innovativa, gli organizzatori della HERO Südtirol Dolomites erano già stati premiati cinque anni fa dalla federazione internazionale ciclistica UCI con l’assegnazione dei Mondiali Marathon che sono andati in scena nel 2015. Appena due anni dopo la prima edizione, ossia nel 2012, la HERO entrò subito a far parte dell’UCI MTB Marathon Series.
Quindi, oltre alla classica HERO, anche la prova di Coppa del Mondo di quest’anno ha di nuovo stimolato un significativo impulso per il turismo dedicato alla bici in Val Gardena e sull’adiacente Sellaronda. “Grazie a un meteo da sogno, a uno scenario unico e a una organizzazione fluida anche quest’anno la HERO è stata uno splendido biglietto da visita per le valli dolomitiche e l’Alto Adige”, ha dichiarato il presidente del comitato organizzatore Gerhard Vanzi.
Il turismo legato alla mountainbike e alla bici in generale porta con sé un grande potenziale, facendo si che la stagione estiva inizi prima, dando di conseguenza ai posti letto e agli impianti di risalita l’opportunità di essere sfruttati pienamente. Data l’importanza dell’evento, la gara è stata trasmessa su molte Tv, mostrando le quattro vallate intorno al Sellaronda in luoghi di grande attrazione per chi ama la mountainbike.
Dopo la simpatica e consueta Hero Kids del venerdì pomeriggio, che ha visto i giovanissimi centauri darsi battaglia per le vie ed i prati di Selva, l’evento clou del lungo fine settimana era, ovviamente, la HERO Südtirol Dolomites che ha aperto le danze sabato 17 giugno con la UCI MTB Marathon Series, dando la precedenza alle donne, la cui partenza era fissata per le 7,10 del mattino, a cui seguiva quella degli uomini alle 7,20.
Alla corsa in rosa era riservato il percorso più facile (si fa per dire) di 60 km con un dislivello di 3.400 metri, mentre ai maschietti era riservato il percorso tosto di 87 km con un dislivello di 4.700 metri. Questi erano i due classici tracciati sui quali, previa scelta fatta al momento dell’iscrizione, si cimentavano anche i restanti 4.016 biker amatoriali suddivisi in 16 griglie, con partenze scaglionate a 5 minuti l’una dall’altra, dando ovviamente la precedenza a chi avesse affrontato il percorso Marathon.
E se per qualsiasi motivo si voleva cambiare percorso, lo si poteva fare, ma a differenza di altre granfondo non si sarebbe risultati in classifica. Io mi sono registrato sul lungo di 87 km, ed ho ricevuto il numero con la targhetta rossa, mentre chi ha optato per i 60 km aveva la targhetta arancione, così come erano i colori delle frecce che segnalavano il percorso. Per la cronaca, il 69,9% del percorso era sterrato, il 16,8% su single-trail e solo il 13,3% su strada. Il bello di questa tanto giovane quanto altrettanto innovativa e strabiliante manifestazione è che tutto, o quasi tutto, si svolge a Selva di Val Gardena. Dal ritiro dei pacchi gara, che si trova allo Stadio del Ghiaccio, il pasta-party e le premiazioni, che sono 200 metri più avanti alla Medal Arena e la zona Expo che è in pieno centro di Selva, a fianco della strada principale (da cui parte la granfondo) nella Piazza Nives.
Gli alberghi sono tutti molto vicini e comodi, anche se qualcuno preferisce alloggiare tre chilometri più a sud, a Santa Cristina o addirittura ad Ortisei. Io ho alloggiato all’Hotel Oswald, proprio di fronte alla piazza Nives (dove si trovano Zona-Expo e Race-Office), un bellissimo albergo in stile sudtirolese, dotato di un deposito bici con lavaggio, centro benessere comprensivo di servizio massaggi specifici per il ciclista, di cui conviene approfittare subito al venerdì pomeriggio, ossia il giorno prima della gara.
D’altronde, anche Oswald è uno dei tanti bike-hotel attrezzati per offrire al ciclista tutto ciò che necessita, compresa una cucina a base di carboidrati e proteine. Alla colazione non mancava mai un ottimo strudel, altre torte tipiche, cereali con yogurt fresco, così come uova ed affettati con varie scelte di pane. E come sanno tutti i ciclisti un’ottima colazione prima di uscire in bici è fondamentale!
La mia griglia era la n. 3, quindi soli 500 metri più avanti sulla Str. Mëisules da cui parte la Hero. La mia partenza era prevista per le 7,30 anche se vi è l’obbligo di entrare in griglia entro la mezzora precedente l’orario di partenza stabilito, pena la retrocessione all’ultima griglia. Ma io esco un’ora prima, posiziono la mia bici in griglia per poi andare a fare subito qualche scatto ai professionisti delle ruote grasse.
Coriandoli e fumogeni ovunque, lo spettacolo ha inizio e l’adrenalina inizia a salire per tutti, pubblico compreso, specie grazie agli speaker. Partiti coloro che si giocano la UCI MTB Marathon, sia donne che uomini, torno al mio posto che nel frattempo si era riempito di biker uno accanto all’altro. La mia tattica è quella di partire con mezza borraccia, poiché al pronti via si va subito in salita, prima asfalto per un paio di chilometri al 12% e quindi si attacca il Dantercepies su sterrato, che parte subito con uno strappo al 23%, per poi proseguire per altri 5,6 km fino alla stazione sciistica che si trova a 2.298 metri di altitudine.
Il cielo è completamente azzurro senza una nuvola ed è prevista una giornata di sole con temperature che saliranno fino a 24°C. Ovviamente non può mancare la mia inseparabile macchinetta fotografica compatta e il telefono. Quindi meglio limitare il peso della borraccia al minimo necessario, tanto in salita berrò poco, e in discesa mai, le mani dovranno stare ben strette sul manubrio.
Il bello della Hero è che ad ogni ristoro (e ce ne sono 5) si troveranno borracce della Enervit (con logo dedicato) già riempite con sali, oltre a barrette e gel. Tra l’altro lo sponsor tecnico non si è risparmiato per niente, in quanto si trovavano in abbondanza sia i gel Enervitene Sport Competition da 60ml che le barrette Power Sport. Nelle mie tasche, Elena Casiraghi (esperta in nutrizione dell’Equipe Enervit) mi aveva rifornito sia di gel da 25ml che di barrette Power Time.
Dopo questa prima asperità, che conviene affrontare molto regolare, scendiamo al Passo Gardena, per poi proseguire verso Colfosco e quindi Corvara, dove ci aspetta la successiva lunga risalita fino al rifugio Pralongià (2.157 metri di altitudine). Durante questi primi 20 chilometri mi ricordo quella regola che due anni fa mi aveva insegnato Iader Fabbri (Nutrizionista della Nazionale di Ciclismo, presente insieme a Matteo Marzotto anche quest’anno) ossia di “bere, bere, bere”, si perché il vero nemico della Hero possono essere i crampi, vista la lunghezza e la durezza delle salite.
La temperatura è intorno ai 10°C, e sembra che l’estate sia già esplosa anzitempo, mi godo il panorama, mi fermo a fare foto qua e là ai biker che spingono la bici sulla Dantercepies e sul Pralongià e continuo a registrare video che mi serviranno per raccontarvi questa meravigliosa esperienza.
Dal Pralongià scendiamo fino al Passo Campolongo, in un attimo mi viene in mente la Maratona delle Dolomiti, questi sono anche i suoi paesaggi e i suoi panorami, e mi ricordo che tra due settimane passeranno su quei passi gli stradisti. Dal Campolongo, dove normalmente durante l’altra festa (quella della Maratona, appunto) al venerdì e al sabato tutti si fermano a fare la foto a fianco del cartello con il nome del passo, veniamo dirottati dallo staff nel sentiero del prato adiacente, e poi giù in picchiata verso Arabba.
Al ristoro via la borraccia, che nel frattempo avevo “seccato”, ne prendo una nuova, un pezzo di dolce ed un gel. Poco dopo Arabba, inizia la scalata più difficile e temuta verso il Sourasass (2.351 metri di altitudine), il “tetto” della corsa, che comprende la tanto famosa quanto temuta salita dell’Ornella. Semplicemente perché le sue pendenze, che vanno dal 23 al 33 %, costringono i più a spingere la bici, anche per più di un chilometro e per circa un’ora. Pazienza, questa è la mountainbike e anche questo fa parte del prezzo da pagare per potersi fregiare del titolo di Eroi alla Hero.
Quindi pensieri da una parte, capo basso e continuare a spingere. Già, poi mi ricordo che io devo anche documentare la gara, questi momenti sono fondamentali, e quindi mi fermo, metto giù la bici, stando attento che non scivoli a valle, e cerco di aspettare il momento giusto per lo scatto che meglio possa raccontare questi passaggi e ricordi che rimarranno indelebili, per sempre!
Il tempo scorre, non importa, non sono qui per “fare” il tempo, ma per capire e raccontare come mai in soli otto anni questo evento è cresciuto 10 volte tanto e perché tutti vogliano diventare degli “Real-Hero”. L’Ornella mi sta aiutando molto in questo! Mentre spingo la mia bici mi domando: “ma come l’avranno fatta i pro?”. E solo il giorno dopo Juri Ragnoli (il vincitore) mi racconterà che i primi dieci non sono mai scesi e l’hanno fatta tutta pedalando; gli stringo la mano, gli batto una pacca sulla spalla e gli faccio i complimenti. Ma tutta questa fatica non è sprecata, serve per farci godere dello scenario meraviglioso delle Dolomiti Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Quindi giù in discesa, alla volta di un altro mitico passo dolomitico, il Passo Pordoi, prima che inizi la discesa per Canazei. Ed è lungo questa discesa che si trova uno dei tratti più brutti, un sigle-track pieno di radici con pendenze oltre il 25-30% difficilissimo che costringe i più con il piede a terra.
Ma anche scendere con la bici a piedi su queste pendenze e la terra che si muove sotto alle scarpe non è facile, l’Hero e l’Eroe crescono sempre di più dentro ognuno di noi. Si prosegue per Campitello, dove saremo a circa 60 chilometri di percorso, con oltre due terzi di gara fatti. Nonostante il tentativo di risparmiarsi e non esagerare, la fatica comincia un po’ a farsi sentire, anche se devo dire che grazie ai sali e agli altri prodotti Enervit (gel e barrette) assunti con regolarità non ho sintomi di crampi.
Una buona sensazione in vista dell’ultima vera fatica, quella che ci porterà verso il Passo Duron, dove sarà d’obbligo ancora qualche foto prima della discesa verso l’Alpe di Siusi e il Monte Pana. Anche lungo questa valle così fino alla fine della gara troveremo il sole, che ci da qualche motivo in più per non mollare e resistere fino all’arrivo di Selva dove ci attende una grande festa e dove tutti saranno dei Real-HERO.
Nel frattempo che i comuni biker stanno ancora soffrendo a metà percorso, gli Eroi della UCI MTB Marathon non si sono risparmiati per niente sui cinque passi (Gardena, Campolongo, Pordoi, Sella e Duron) nella gara più dura al mondo, partita e arrivata a Selva.
Alla fine l’ha spuntata Juri Ragnoli, il campione italiano marathon, classe 1988, che ha dominato dall’inizio alla fine dimostrando di essere in splendida forma in vista dei Mondiali di domenica prossima a Singen (Germania).
E per gli avversari è solo una questione di lotta per gli altri due gradini del podio. In avvio solo il belga Roel Paulissen riesce a stare in scia al bresciano, che transita per primo sul Dantercepies. Il campione in carica Paez, non al meglio per un problema fisico accusato prima della gara, è attardato ed è costretto a inseguire i due fuggitivi con Daniele Mensi, lo scorso anno terzo classificato e uno dei pretendenti alla vittoria.
Sul Campolongo la musica è sempre la stessa, con Ragnoli tallonato da Paulissen, ma con Paez in forte crescita. Verso il Pordoi, il colombiano raggiunge e stacca Paulissen in crisi e prova a lanciarsi all’inseguimento del battistrada. Un paio di minuti separano i due atleti, con il plurivincitore sudamericano che tenta l’aggancio. Ma contro questo Ragnoli è dura.
Infatti il bresciano dello Scott Racing Team anche sul Duron è inarrestabile e per gli avversari è imprendibile. Taglia il traguardo di Selva Gardena per primo in 4:29’30” e ad attenderlo c’è Claudia, la fidanzata, che lo abbraccia: il primo luglio i due si sposeranno:
“Tra poco più di dieci giorni mi sposo con Claudia ed è a lei che voglio dedicare questa vittoria. Vincere la HERO significa coronare un sogno che inseguivo ormai da cinque, sei anni. Vincere qui vuol dire dimostrare di essere il più forte sul percorso più bello. Ho capito che ce l’avrei fatta a Canazei, quando mi hanno comunicato che avevo un vantaggio di sei minuti. Da quel momento ho cercato di gestire le forze fino al traguardo. Mi sono innamorato della HERO nel 2011, quando sono arrivato secondo. Ci sono voluti sei anni, ma ce l’ho fatta!”. Al secondo posto, staccato di quasi sette minuti, troviamo Leo Paez.
Il colombiano è incappato in una giornata sfortunata, ma è comunque riuscito a ottenere un risultato prestigioso. “Non mi sentivo bene, prima della partenza ho avuto problemi di stomaco, e di conseguenza la condizione non poteva essere ottimale, tanto che temevo di non riuscire ad arrivare nemmeno al traguardo. Poi ho anche sbagliato il percorso. Riprendere Ragnoli era davvero impossibile e posso ritenermi soddisfatto di questo secondo posto”. Sul podio troviamo un altro azzurro.
È Daniele Mensi, terzo per il secondo anno di fila. “Onestamente mi aspettavo qualcosa di più, ma ho commesso l’errore di gestirmi troppo all’inizio, quando mi sentivo molto bene. Pensavo che la gara potesse decidersi più avanti. Invece mi sbagliavo, bisognava spingere da subito e Ragnoli ormai era andato. Scendendo da Canazei sono riuscito a recuperare e comunque salire su questo podio è sempre una grande soddisfazione. La condizione c’è e questo è un buon segnale in vista dei prossimi Mondiali”.
Dopo Ragnoli, anche Elena Gaddoni riesce a firmare l’albo d’oro della HERO. La romagnola della Cicli Taddei centra infatti un successo con le lacrime agli occhi che ancora mancava nella sua bacheca. Chiudendo i 60 chilometri del percorso femminile in 4:03’21” conquista per la prima volta la durissima gara. È stato praticamente un monologo. Dopo essere transitata sul Dantercepies con 13 secondi di ritardo da Maria Cristina Nisi, Gaddoni si prende il comando e non lo lascia più. Macina chilometri e le avversarie non la vedono più.
“L’emozione è fortissima – dichiara all’arrivo – vincere la Hero è il coronamento di una carriera, è un sogno che si realizza, è davvero il massimo. Oggi è stato tutto perfetto, dall’inizio alla fine. Sono partita subito forte, poi ho tenuto duro sulla salita del Pordoi. Nell’ultimo tratto la fatica si è fatta sentire ed è normale che sia così perché questa gara è davvero dura. Il percorso è perfetto, migliora ad ogni edizione, ed è sempre stupendo correre qui. Complimenti agli organizzatori”.
Dietro, intanto, risalgono le austriache, con Christina Kollmann che fa la differenza sul Sella e va a prendersi il secondo posto, a quasi 4′ dalla vincitrice. “La Hero è una gara estremamente dura e ho sentito la fatica anche perché sono reduce dall’Alpen Tour della scorsa settimana, competizione che sono riuscita a vincere e quindi non avrei mai pensato che sarei riuscita a fare così bene anche qui. Sono riuscita a staccare Nisi sulla discesa del Pordoi, mentre Gaddoni era veramente irraggiungibile”.
Alle spalle di Kollmann c’è Carmen Buchacher, che supera Maria Cristina Nisi e va a completare il podio. “Vivo e mi alleno in Sudafrica e non sono abituata a salite così dure. Ho trovato un percorso davvero bello, ricco di discese molto tecniche. Ho sofferto maggiormente le ascese, pagando un pizzico di stanchezza a causa della recente partecipazione all’Alpen Tour”.
La festa della Hero si è conclusa alla sera quando alle 21,00 erano in programma le premiazioni ed il concerto finale con musica dal vivo che ha visto riempirsi di biker e famiglie al seguito la Medal Plaza di Selva di Val Gardena.
Mentre per chi ancora aveva forza nelle gambe e voglia di pedalare, domenica 18 giugno era in programma la prima edizione del Dolomites Bike Day con i passi Campolongo, Falzarego e Valparola che erano completamente interdetti al traffico motorizzato dalle 10.00 alle 15.00, permettendo a tutti gli appassionati dei pedali di passare una giornata in bicicletta e godere dello spettacolo mozzafiato delle Dolomiti, Patrimonio Mondiale UNESCO.
Si partiva da Corvara, raggiungendo Arabba e la valle di Livinallongo, attraverso il Passo Campolongo, per poi proseguire verso il Passo Falzarego e successivamente verso il Passo Valparola, prima di raggiungere i paesi di La Villa e Corvara per completare il tragitto. Un percorso di 51 chilometri e un dislivello di 1.290 metri da percorrere in modo libero e assolutamente non competitivo, a seconda della propria preparazione.
Vi ricordo che il servizio fotografico ufficiale della gara è stato realizzato dall’agenzia Sportograf www.sportograf.com . Tutti i partecipanti della Hero, possono acquistare le loro foto e video tramite l’efficientissimo sito, che fin dal lunedì sera aveva già reso disponibile il pacchetto comprendente stupende immagini scattate da esperti fotografi nei punti più strategici del percorso.
Classifica HERO Südtirol Dolomites 2017 Uomini (86 chilometri)
- Juri Ragnoli (ITA) 4:29.30,4
- Hector Leonardo Paez Leon (COL) 4:36.23,3
- Daniele Mensi (ITA) 4:41.00,8
- Uwe Hochenwarter (AUT) 4:42.20,2
- Tony Longo (ITA) 4:42.48,8
- Markus Kaufmann (GER) 4:43.59,6
- Cristian Cominelli (ITA) 4:46.01,0
- Urs Huber (SUI) 4:51.34,2
- Luca Ronchi (ITA) 4:52.10,6
- Cristiano Salerno (ITA) 4:53.20,2
Classifica HERO Südtirol Dolomites 2017 Donne (60 chilometri)
- Elena Gaddoni (ITA) 4:03.21,8
- Christina Kollmann (AUT) 4:07.24,4
- Carmen Buchacher (AUT) 4:11.29,1
- Maria Cristina Nisi (ITA) 4:14.00,3
- Costanza Fasolis (ITA) 4:14.19,4
- Sabine Sommer (AUT) 4:15.40,9
- Andrea Böttger (AUT) 4:16.24,8
- Elisa Gastaldi (ITA) 4:22.21,9
- Elisabeth Steger (ITA) 4:28.57,0
- Katrin Schwing (GER) 4:33.19,3
Le classifiche e tutti i tempi si possono trovare su:
http://www.herodolomites.com/it/race/sellaronda-hero-marathon
Uff. Stampa – COMeta Press / Carlo Brena
Hotel Oswald – Selva di Val Gardena
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