Interviste-lampo con Pirrone e Vigilia, le prime due medaglie della spedizione italiana in Norvegia: il loro rapporto con il ciclismo, la soddisfazione di una gara perfetta, l’amicizia che le lega..
ELENA PIRRONE: “In gara non bisogna pensare…”
– Elena, da regina d’Europa nella disciplina a cronometro a campionessa del mondo.. seduta sul trono più importante come ci si sente?
“E’ una sensazione bellissima, indescrivibile. Questo titolo sono sicura che mi darà la giusta carica per la prova in linea di venerdì ma anche per la prossima stagione, dove entrerò tra le élite e correrò per il Team Astana.”
– Sei partita per ultima; le aspettative e le responsabilità sono aumentate?
“Alla vigilia ero, lo ammetto, molto agitata e lo ero anche oggi a colazione. Poi però dopo il riscaldamento sui rulli mi sono stupita di me: ero stranamente tranquilla. Credo sia stato il mio titolo europeo nella specialità a darmi tranquillità ma anche sicurezza nei mie mezzi e nella mia condizione. Anche il mio CT Salvoldi ha contribuito a questa mia tranquillità perché sapeva che il percorso era adatto alle mie caratteristiche e, dopo averlo provato, me lo sentivo veramente mio.”
– Cosa vuol dire correre contro il tempo per 16 km in una prova mondiale: chissà quanti pensieri..
“Il chilometraggio è adatto alla categoria. Al campionato europeo erano 20 km su di un percorso molto più duro…e, in onestà, fosse stato questo percorso simile a quello dell’europeo, avrei dovuto seriamente preoccuparmi! Non ho sofferto più di tanto anche se tra una salita e l’altra è arrivato il mio momento di “crisi” se posso chiamarlo così. Credo sia normale per chi affronta questa prova. Ma, essendo consapevole, sapevo che sarebbe durato solo pochi secondi….basta solo tener duro!
I pensieri in gara? In gara non penso! Probabilmente sono talmente concentrata sul percorso. In questo mondiale ho solo pensato a come affrontare le salite: sapevo che dovevo trovare il giusto compromesso tra la mia forza ed il rapporto della bici per mantenere la gamba “fresca”.
– Ciclismo per te è passione. Ne hai altre?
“Come il ciclismo? No! Assolutamente….no! Mi piace durante l’inverno quando riesco praticare sci di fondo come facevo da bambina. Anche quello è uno sport di fatica….cosa posso dirti, la fatica rientra nel mio DNA!”
– A chi ti piacerebbe assomigliare, ciclisticamente parlando?
“Non prendo come esempio una sola persona ma più persone. Manuel Quinziato è un grande atleta, un grande cronoman e mi piace la sua determinazione; Elisa Longo Borghini è una campionessa e mi piace la sua capacità di soffrire e resistere, sempre e comunque; Elena Cecchini, anche se ha uno spunto da sprinter molto più di me, è un altro grande esempio a cui mi sono ispirata.”
– Questa vittoria è per.. ?
“Posso fare l’egoista? E’ per me! Lo scorso anno ho avuto una stagione difficile che è iniziata con un problema al ginocchio che mi ha compromesso non poco. Quest’anno ad aprile ho rotto la clavicola. E da lì ho deciso di prendermi ciò che mi aspettava, che sapevo essere mio. Così è stato. E questo oro veramente ripaga di tutto. Anche la mia voglia di mettermi in gioco di nuovo, sia nella prova in linea che nella prossima stagione. Voglio crescere a livello sportivo ma anche personale e sono consapevole di avere tempo per questo.
La mia seconda dedica per questo oro è per i miei genitori che sempre mi danno la giusta forza. Un grazie, naturalmente, anche a tutto lo staff della Federciclismo per il grande lavoro svolto e per avermi sostenuto.”
– Sappiamo che hai una fan ”speciale”?
“Si, la mia sorellina Silvia. Quando ho vinto non è riuscita a dirmi niente, era troppo agitata, era frastornata. Poi i miei genitori mi hanno detto che alla mia partenza sulla pedana lei è scoppiata a piangere….in onestà è stata la persona con cui ho incrociato lo sguardo prima della mia partenza….e lei mi ha risposto con il pollice alzato: era ciò di cui avevo bisogno per partire.”
– Cosa ti ha detto il tuo CT Salvoldi dopo la vittoria?
“Nulla. Ci siamo guardati negli occhi ed è arrivato ad abbracciarmi. A volte le parole sono proprio superflue…questa è stata una di quelle volte.”
ALESSIA VIGILIA: “Dove non arrivano le gambe arriva la testa”
Alessia Vigilia, bolzanina classe 1999, ha conquistato uno splendido argento nella prova a cronometro dedicata alle juniores a soli 6 secondi dall’oro vinto dalla compagna Elena Pirrone.
– Alessia, complimenti, con questa tua medaglia l’Italia ha realizzato una storica doppietta…
“Sono felicissima ed emozionatissima. Ho lavorato sodo e duramente per questa medaglia. Non avendo partecipato all’europeo, il mondiale era il mio obiettivo e così è stato.”
– Sono solo sei i secondi che ti separano dal titolo iridato conquistato dalla sua compagna di squadra Elena Pirrone..
“Sono sei secondi di gioia! Per me che ho vinto l’argento e per Elena che ha vinto l’oro. Ci alleniamo insieme da quando avevamo otto anni, vederla salire sul gradino più alto del podio…beh è come se fosse successo a me!”
– Sei stata la prima a partire sulla pedana e a dare il via ai mondiali. Che sensazione è stata?
“Bellissima e bruttissima allo stesso momento. Tutti ti guardano e ti tifamo ma in realtà tu non hai nessun riferimento davanti….quindi!”
– Il CT Salvoldi ha detto che questo mondiale è stata la tua occasione per esprimerti.
“Sì, è vero. Lo scorso anno avevo ottenuto il secondo posto all’europeo ed il 10^ ai mondiali. Saltando l’Europeo di quest’anno, il mondiale è stata la mia occasione…ed è andata benone!”
– Hai un motto oltre che un modello a cui ispirarsi?
“Dove non arrivano le gambe, arriva la testa. Ed è vero! Un modello? Su tutti è Elisa Longo Borghini, anche in questo mondiale ci sta aiutando con indicazioni preziose ed importanti.”
– Vuoi dedicare questo argento a qualcuno?
“Ringrazio la Federazione Ciclistica Italiana, il mio CT e tutto lo staff per il grande supporto ….e la dedica di questa medaglia è per i miei genitori e mia sorella che mi sopportano anche nei momenti più difficili!”
Roberta Ceppi
Ufficio Stampa FCI