Sono state le Ardenne Fiamminghe in Belgio lo scenario che ha portato giornalisti da ogni parte del mondo a partecipare al 19mo UCI World Press Cycling Championship (WPCC) 2018 di Roeselare in Belgio.
Testo di Leonardo Olmi, foto di Leonardo Olmi, @COMetaPRess and Organization.
È stata una settimana di tempo incerto, partita con l’angoscia di pioggia e temperature sotto la media stagionale. Sto parlando della settimana che da venerdì 24 a domenica 26 agosto ha accolto i giornalisti con la passione per la bicicletta sulle strette strade ed il pavé del Belgio settentrionale a Roeselare. Quelle Straat fatte di bergs e cobbles (colline e pietre) che hanno reso famose le Ardenne nel mondo del ciclismo, e non solo, con le Classiche del Nord. Quelle gare che ogni anno, ad aprile, tengono gli appassionati di ciclismo incollati alla Tv per seguire le imprese dei professionisti sui muri (Muur) del Giro delle Fiandre (Ronde Van Vlaanderen), sul pavé della Parigi-Roubaix, sulle cotes della Liegi-Bastogne-Liegi e di tante altre.
Ma purtroppo la Tv non riuscirà mai a farci percepire come siano realmente quei muri e quei lunghi tratti di pianura sulle pietre a meno che, come successo al sottoscritto, non si vedano con i propri occhi e non ci si provi a pedalare sopra e spingere a tutta in gara con la nostra bici, ma quella da strada!!!
Al contrario non si potrà mai capire cosa voglia dire la parola “pavé” e non si potranno mai apprezzare le gesta di quei campioni che quassù hanno scritto pagine memorabili della storia del ciclismo mondiale e fatto imprese da eroi.
Qui si pedala sulle strade di Eddy Merckx e di Tom Boonen, che hanno inciso il loro nome sulla pietra in porfido insieme a tanti altri campioni che vanno da Fiorenzo Magni a Fabian Cancellara.
Ecco perché questa edizione dell’UCI WPCC 2018 (così come fu quella di Oudenaarde 2015) aveva per noi giornalisti, provenienti da varie parti del mondo, un sapore del tutto particolare e l’attendevamo con ansia già da un anno.
Pensavamo di sapere a cosa andassimo incontro, ma invece neanche ce lo potevamo immaginare: quello che ci attendeva era il cosiddetto “Inferno del Nord” con tutte le sue insidie e variabili, poiché nelle Fiandre, oltre a piccole colline piene di ciottoli da scalare, avremmo trovato anche la variabile tempo, che quassù sappiamo essere tutto un alternarsi tra piogge, schiarite, vento e freddo.
Se i cobble-stones già fanno tremare alla sola idea di doverli pedalare con l’asciutto, figuriamoci farlo con la pioggia. Ecco perché quando arriva la Ronde Van Vlaanderen i belgi, ma soprattutto i fiamminghi delle Ardenne, scendono sulle strade in migliaia per applaudire ed incitare tutti i corridori, nel giorno di quella che ogni anno è una vera e propria festa nazionale.
Le gare in programma erano infatti tre: venerdì 24 agosto è andata in scena una cronometro di 15 chilometri che includeva il passaggio sul pavé del Bergstraat (lo stesso che si trovava anche nella gara in linea), sabato 25 agosto la prova di sprint a squadre di 1000 metri e infine domenica 26 agosto la gara in linea su un circuito di 16 chilometri da ripetersi cinque volte, con appunto il tratto in pavé del Bergstraat, un chilometro in leggera salita.
Il tutto si svolgeva con partenza ed arrivo dal Cafè Zilverbergstatie di Zilverberg, cinque chilometri a sud di Roeselare. Un mondiale giornalisti tra i più numerosi mai fatti fino ad oggi, con oltre cento partecipanti, e con una concorrenza spietata, dato che quassù anche quello che arriva ultimo va molto, ma molto forte.
Ma la Nazionale Italiana dei Giornalisti Ciclisti, guidata dal Presidente Roberto Ronchi, non si era fatta per niente intimorire e si è presentata preparata e numerosa.
Nazionale, che deve ringraziare ancora una volta il Presidente FCI Renato di Rocco che si è adoperato affinché i giornalisti ciclisti, arrivati a Roeselare, ricevessero la maglia ufficiale Castelli della Nazionale Italiana.
Chi ha optato per unire l’agonismo al turismo è giunto nelle Fiandre con qualche giorno o una settimana di anticipo, dove oltre ad avere il tempo per studiare i percorsi delle gare, poteva andarsi a fare anche un delle tante Cycling Route.
Devo dire che il controllo delle strade e del traffico durante le competizioni è stato sicuramente all’altezza di quello che si compete ad una gara ciclistica su strada e ad un Campionato del Mondo, seppur dei giornalisti, con tanto di tifo della gente locale, che ci ha fatti sentire quasi come ad un “mini” Fiandre.
Anche se nella gara a cronometro di chi vi scrive, un furgone in mezzo alle strette strade dei campi fiamminghi ne ha compromesso il podio, concludendo al quarto posto e migliore degli italiani.
Detto questo, dalle ricognizioni dei giorni precedenti si riusciva a prendere confidenza anche con il ciclismo alla belga, su strade larghe due metri, curve strette e tratti di pavé.
Si capiva la tecnica, con mani da tenere rigorosamente a centro manubrio o sulla parte bassa, che per pedalare quassù (e non solo per copiare i professionisti della Roubaix, ma per pura necessità) doveva essere imbottito con doppio nastro o gel.
Buona anche la prestazione dell’Italia nello Sprint a squadre, dove nella categoria over 150 il Team Old Italy con Aresi, Bernardi e Merli si è classificato al secondo posto conquistando l’argento.
Ma veniamo alla gara regina del mondiale, quella in linea di domenica 26 agosto, che vi voglio raccontare in prima persona: pronti via a tutta, in mezzo ai campi con appunto strade larghe al massimo due metri (fatta eccezione per il lungo rettilineo di arrivo di un chilometro), curve secche e rilanci continui.
L’importante si sa è stare davanti, ed io ci riesco fin da subito. Parte la fuga a tre degli M1 (i più giovani), ma la lasciamo andare, poi inizia a piovere, le ruote gonfiate per l’asciutto ad 8 atmosfere non sono il massimo, la bici mi va via un paio di volte in curva e nei rilanci.
Il passaggio sul pavé è viscido, bisogna andar dritti e spingere sui pedali. Al terzo dei cinque giri, smette di piovere, ma le strade rimangono bagnate, siamo rimasti in una decina, tra cui quattro M2 ed il resto M1 belgi che lavorano per il collega M2 Erwin De Clerque,
gli altri due M2 della mia categoria con i colori della Bora-Hansgroe sono un inglese, Julian Bray, ed un altro che sembra saper guidare bene la bici, ma non l’avevo mai visto ai nostri mondiali. Solo dopo il traguardo mi dicono che è un certo Jan Schur (ex pro compagno di squadra di Bugno), partecipa come ospite fuori classifica, ma lavora per l’inglese e questo non è corretto.
Sono tutti contro di me, scattano uno alla volta, ricopro i buchi e mi rimetto a ruota. Mi fanno cenno di andare avanti più volte, ma io nulla non ci sento, testa bassa e coltello tra i denti.
Cercano di sfinirmi, ma non ce la fanno. Lotto come un leone, d’altronde siamo nelle Fiandre ed il simbolo è quello. Sapendo di non essere un velocista, attacco sul tratto di pavé ai -2,5 km dall’arrivo, ma nulla ce li ho tutti alla ruota.
Quando siamo sull’asfalto, mi faccio da parte, passa un giovane belga M1, faccio lo sbaglio di mettermi alla sua ruota dove ci rimango fino ai -200 mt, quindi parte la volata, mi passano, cerco di rientrare in scia ma nulla, taglio il traguardo in terza posizione.
Medaglia di Bronzo e migliore degli italiani, anche dei più giovani. Ecco com’è andata. E anche se alla vigilia non avrei mai pensato di rimanere con i primi (di cui molti 25-30enni di alto livello) esserci e perdere di nuovo l’iride (dopo il secondo posto conquistato in Grecia nel 2016) essendo lì a cinque metri dall’Oro lascia molto amareggiati.
Se mi fossi messo in quinta ruota forse a quest’ora quel Bronzo poteva essere un Oro, ma non lo saprò mai.
Al di la dei risultati ottenuti, quella nelle Fiandre è stata una trasferta apprezzata da tutti i colleghi giornalisti, sia della Nazionale Italiana che degli altri paesi.
Un lungo fine settimana di festa e divertimento che ha lasciato in ognuno di noi la consapevolezza che da oggi in avanti potremo e dovremo guardare con molto più rispetto e ammirazione quegli eroi che ogni anno si danno battaglia nelle Classiche del Nord.
Ed un’esperienza nelle Fiandre è quella che consiglio ad ognuno dei nostri lettori durante quelle che in Belgio vengono chiamate le Cyclosportive, dei tour in bici organizzati dove si ha la scelta di almeno quattro percorsi molto ben indicati da frecce segnaletiche e ricchi di rifornimenti. A queste ciclo-sportive di solito vi partecipano migliaia di cicloamatori o il giorno prima o quello dopo di una grande classica. Come ad esempio il Tour of Flanders Cyclo con 16.000 partecipanti www.rondevanvlanderen.com, oppure The Golden Flandrien, una gara di 250 chilometri che comprende 25 muri con un totale di 25 chilometri su pavè www.crvv/nl/330-de-gouden-flanderien.
Cicloturisticamente parlando, e a mio modesto parere, chi vuole sentirsi completo nella sua esperienza ciclistica dovrebbe, almeno una volta nella vita, passare una settimana nelle Fiandre.
Appuntamento con l’UCI WPCC (World Press Cycling Championship) 2019 il prossimo anno in Italia a Treviso.
UCI WPCC (World Press Cycling Championship) Italia 2019
UCI WPCC (World Press Cycling Championship) Belgio 2018
Ringraziamenti:
Specialized (bici, scarpe e casco)
Oakley (occhiali sportivi)
Inkospor (integratori alimentari)
MB Sport (Bike Wear)
GripGrab (Bike Wear)
I-Bike by Skopre (ciclocomputer e lettore di Potenza)