Lo Squalo, dopo tre settimane di sofferenza, coglie una stupenda vittoria solitaria a Val Thorens. Il colombiano controlla e si prepara alla passerella finale di Parigi.

Vincenzo Nibali.
Un’ora, trentasei minuti e ventuno secondi di ritardo dalla maglia gialla. Stona, tremendamente. Non è il divario di un velocista o di colui che sacrifica le proprie ambizioni al capitano, ma il gap di uno che il Tour in passato lo ha vinto, anzi dominato, come Vincenzo Nibali. Lo Squalo graffia in extremis dopo tre settimane di sofferenza: lo fa calando il sipario sulle Alpi, a Val Thorens, la stessa salita dove Marco Pantani un quarto di secolo fa aveva entusiasmato i francesi staccando quasi tutti dopo essere caduto rovinosamente poche ore prima. La tappa la vinse il colombiano Nelson ‘Cacaito’ Rodriguez. In quell’epoca i colombiani entusiasmavano con fiammate più o meno estemporanee, in questa i Tour li vincono. Egan Bernal domenica sarà il primo in maglia gialla a Parigi. Nella penultima tappa, moncata dal maltempo del Cormet de Roselend, gli basta controllare la situazione per mettere il sigillo. “Oggi è un insieme di tante emozioni. Siamo a un passo dal rendere ufficiale questa vittoria, è il mio primo Tour e domani potrò dire di averlo vinto”.
Alla fine il suo arrivo a braccetto con Thomas, dopo le celate -ma esistenti- incomprensioni dei giorni scorsi, ricorda molto quello tra Hinault e Lemond al Tour del 1986, quando il Tasso si vide sfuggire una vittoria più o meno annunciata per mano del più giovane compagno di squadra. In fondo anche Thomas nella penultima tappa ottiene il massimo possibile: guadagna il secondo posto in classifica. Salta infatti Julian Alaphilippe, un balzo a ritroso che lo butta giù dal podio (agguantato da Kruijswijk) fino al quinto posto. Il francese lascia comunque una immagine splendida, fatta di scatti, lotta, genialità, sogni.
E’ stata una vittoria molto sofferta al termine di un Tour complicato per me. Ho provato a fare classifica ma sono esploso – analizza Nibali -. Ho ricevuto molti dissensi, qualcuno mi ha detto di ritirarmi, ma per me era giusto onorare il Tour anche se le mie condizioni erano quel che erano. Negli ultimi giorni stavo molto bene, ieri c’ho provato, oggi ero stanco ma ci ho provato di nuovo ed è andata bene”. Sulla tappa: “Era più corta, quasi una cronoscalata. Gli ultimi cinquecento metri non finivano più. Dedico la vittoria a mio nonno che è venuto a mancare lo scorso anno e a tutto il mio staff che mi ha aiutato a ritornare sui miei livelli”.

Egan Bernal.
Tappa corta ma intensa. Il maltempo che ha preso il posto della ’canicule’ costringe chi vuole giocarsi le ultime carte, a farlo sui 33 interminabili km della salita finale. In tutto i km della tappa sono 59, è la più corta degli anni duemila, non in assoluto. Il primato spetta alla Bagnères-de-Luchon – Superbagnères del 1971, quando a decidere non fu il maltempo ma una genialata dell’organizzazione: 19.6 km in salita con vittoria dello scalatore spagnolo José Manuel Fuente.
Un chilometraggio ridotto salutato col sorriso da Stéphane Rossetto: al suo debutto alla Grande Boucle a 32 anni, non è più raggiungibile nella classifica, platonica ma apprezzatissima in Francia, degli attaccanti: 809 km in fuga.
Si parte a tutta, in 29 vanno all’attacco, molti mollano subito: restano in lizza Nibali, Woods, Gallopin, Zakarin, Périchon e Fraile. Lo Squalo piazza il suo morso a 12 km dall’arrivo. Un assolo ancora più importante perché dietro non lasciano fare, anzi. La lotta per il podio è all’ultimo sangue. La Jumbo tira il collo a tutti per far rientrare Kruijswijk sul podio: George Bennett prima, De Plus poi, danno accelerate che sfilano ad Alaphilippe le ultime energie. Poi è la Bora per Buchmann: in testa va Muhlberger. Quindi acuto finale della Movistar: prima Landa, poi Valverde (il campione del mondo è secondo). Tanti acuti, eppure Nibali porta a casa la vittoria. Non arrivava a braccia alzate dalla Sanremo dello scorso anno: torna a farlo da campione.
ORDINE D’ARRIVO
1. Vincenzo Nibali (Ita, Bahrain-Merida) in 1h51’53”
2. Alejandro Valverde (Esp, Movistar) a 0’10”
3. Mikel Landa (Esp, Movistar) s.t.
4. Egan Bernal (Col) a 0’17”
5. Geraint Thomas (Gbr) s.t.
6. Rigoberto Uran (Col) a 0’23”
7. Emanuel Buchmann (Ger) s.t.
8. Steven Kruijswijk (Ned) a 0’25”
9. Wout Poels (Ned) a 0’30”
10. Nairo Quintana (Col) s.t.
26. Julian Alaphilippe (Fra) a 3’17”
31. Fabio Aru (Ita) a 4’10”
CLASSIFICA GENERALE
1. Egan Bernal (Col, Team Ineos) in 79h52’52”
2. Geraint Thomas (Gbr, Team Ineos) a 1’11”
3. Steven Kruijswijk (Ned, Jumbo-Visma) a 1’31”
4. Emanuel Buchmann (Ger) a 1’56”
5. Julian Alaphilippe (Fra) a 3’43”
6. Mikel Landa (Esp) a 4’23”
7. Rigoberto Uran (Col) a 5’15”
8. Nairo Quintana (Col) a 5’30”
9. Alejandro Valverde (Esp) a 6’12”
10. Warren Barguil (Fra) a 7’32”
14. Fabio Aru (Ita) a 27’02”
30. Giulio Ciccone (Ita) a 1h20’20”
37. Vincenzo Nibali (Ita) a 1h36’21”
Fonte: Repubblica.it