Dopo lo stop del 2020 causa pandemia, la marathon di mountainbike più dura al mondo è ripartita. Ad accoglierla una giornata di sole ideale incorniciata da panorami mozzafiato causa la neve recente.
Testo di Leonardo Olmi, foto di Leonardo Olmi, Uff. Stampa Hero e Sportograf.

Nel 2010 la HERO Südtirol Dolomites era partita con 400 partecipanti, per poi raggiunge il tetto massimo di dieci volte tanto, numero che per motivi organizzativi non può essere superato. Quest’anno era quello della ripartenza, quello che doveva segnare la rinascita non solo di un evento in crescita esponenziale, come appunto quello della Hero, ma anche di tutto il Paese e del Mondo intero, dopo che la pandemia del 2020 aveva azzerato tutti gli eventi sportivi amatoriali.

E allora siamo ripartiti, il numero dei partecipanti a questa 11ma edizione della BMW HERO Südtirol Dolomites era inferiore, poco più di 3000 partenti, ma con tanto entusiasmo e rispetto delle norme anti Covid-19 applicato ad hoc e rispettato da tutti.

Un rispetto che ha richiesto uno sforzo ancora più grande da parte degli organizzatori che, oltre alle misure igieniche anti Covid, sono stati ancora una volta molto attenti a mantenere lo sviluppo di questa manifestazione nei parametri della sostenibilità per valorizzare le Dolomiti.

Quest’anno, oltre a dover affrontare le misure anti-pandemia, la macchina organizzatrice della Hero si è trovata di fronte anche un meteo che fino a pochi giorni prima ha portato freddo e quindi neve sui passi dolomitici, costringendo gli addetti a ripulire i sentieri creando muri di neve ai lati del tracciato di gara. Lo scenario è stato uno dei più belli mai visti in undici edizioni della Hero, con le temperature che anche ad oltre 2000 mt di altitudine non sono mai scese sotto i 14° C.


Nella mia mente ci sono ancora indelebili i bellissimi ricordi della coda di biker che spinge la bici lungo le mulattiere, ma non sente la fatica che viene offuscata dagli scenari paradisiaci, quelli delle Dolomiti, quelli del Gruppo Sella, quelli della Marmolada, e poi del Pordoi, del Duron e così via.


Sento ancora il rumore dell’acqua che scorre nei torrenti e le esclamazioni di gioia dei bikers meravigliati come me dagli scenari che ci circondano. Per la quarta volta, anch’io come tanti altri ciclisti, sono stato coinvolto dall’atmosfera magica e dal fascino della Hero, che durante il lungo weekend in cui va in scena ogni anno a metà giugno, avvolge tutta la Val Gardena.

Grazie ad una macchina ampiamente collaudata e alla propria offerta innovativa, gli organizzatori della BMW HERO Südtirol Dolomites erano già stati premiati dalla federazione internazionale ciclistica UCI con l’assegnazione dei Mondiali Marathon che sono andati in scena nel 2015.
Appena due anni dopo la prima edizione, quella del 2012, la HERO entrò subito a far parte dell’UCI MTB Marathon Series. Quindi, oltre alla classica HERO, anche la prova di Coppa del Mondo di quest’anno ha di nuovo stimolato un significativo impulso per il turismo dedicato alla bici in Val Gardena e sull’adiacente Sellaronda.


Quella di quest’anno è stata un’edizione che ha voluto simboleggiare la ripartenza dopo mesi di attesa: “Per noi è stata una sfida, nella sfida. Sono stati mesi molto impegnativi, sotto diversi punti di vista, ma la soddisfazione di vedere i nostri concorrenti sulla linea di partenza questa mattina è la cosa più importante per noi, fin dall’inizio abbiamo voluto che questa fosse un’edizione da ricordare, simbolo di una nuova partenza, che comunicasse forza e tanta positività” ha dichiarato il presidente del comitato organizzatore Gerhard Vanzi.


Il turismo legato alla mountainbike e alla bici in generale porta con sé un grande potenziale, facendo si che la stagione estiva inizi prima, dando di conseguenza ai posti letto e agli impianti di risalita l’opportunità di essere sfruttati pienamente. Data l’importanza dell’evento, la gara è stata trasmessa su molte Tv, mostrando le quattro vallate intorno al Sellaronda in luoghi di grande attrazione per chi ama la mountainbike.


La BMW HERO Südtirol Dolomites ha aperto le danze sabato 12 giugno con la UCI MTB Marathon Series, dando la precedenza alle donne, la cui partenza era fissata per le 7,10 del mattino, a cui seguiva quella degli uomini alle 7,20. Alla corsa in rosa era riservato il percorso più facile (si fa per dire) di 60 km con un dislivello di 3.400 metri, mentre ai maschietti era riservato il percorso tosto di 87 km con un dislivello di 4.500 metri.


Questi erano i due classici tracciati sui quali, previa scelta fatta al momento dell’iscrizione, si cimentavano anche i restanti biker amatoriali suddivisi in 16 griglie, con partenze scaglionate a 5 minuti l’una dall’altra, dando ovviamente la precedenza a chi avesse affrontato il percorso Marathon.
E se per qualsiasi motivo si voleva cambiare percorso, lo si poteva fare, ma a differenza di altre granfondo non si sarebbe risultati in classifica. Io mi sono registrato sul lungo di 87 km, ed ho ricevuto il numero con la targhetta rossa, mentre chi ha optato per i 60 km aveva la targhetta arancione, così come erano i colori delle frecce che segnalavano il percorso. Per la cronaca, il 69,9% del percorso era sterrato, il 16,8% su single-trail e solo il 13,3% su strada.


Il bello di questa tanto giovane quanto altrettanto innovativa e strabiliante manifestazione è che tutto, o quasi tutto, si svolge a Selva di Val Gardena. Dal ritiro dei pacchi gara, che si trova allo Stadio del Ghiaccio, il pasta-party e le premiazioni, che sono 200 metri più avanti alla Medal Arena e la zona Expo che è in pieno centro di Selva, a fianco della strada principale (da cui parte la granfondo) nella Piazza Nives.

Gli alberghi sono tutti molto vicini e comodi, anche se qualcuno preferisce alloggiare tre chilometri più a sud, a Santa Cristina o addirittura ad Ortisei. Io ho alloggiato all’Hotel Oswald, proprio di fronte alla piazza Nives (dove si trovano Zona-Expo e Race-Office), un bellissimo albergo in stile sudtirolese, dotato di parcheggio privato nel sottosuolo, di un deposito bici con lavaggio, di un centro benessere comprensivo di servizio massaggi specifici per il ciclista.

D’altronde, anche Oswald è uno dei tanti bike-hotel attrezzati per offrire al ciclista tutto ciò che necessita, compresa una cucina a base di carboidrati e proteine. Alla colazione non mancava mai un ottimo strudel, altre torte tipiche, cereali con yogurt fresco, così come uova ed affettati con varie scelte di pane. E come sanno tutti i ciclisti un’ottima colazione prima di uscire in bici è fondamentale!
La mia griglia era la n. 3, quindi soli 500 metri più avanti una volta uscito dall’Hotel Oswald sulla Str. Mëisules da cui parte la Hero. La mia partenza era prevista per le 7,25 anche se vi è l’obbligo di entrare in griglia entro la mezzora precedente l’orario di partenza stabilito, pena la retrocessione all’ultima griglia.

Quest’anno vi era anche l’obbligo di indossare la mascherina ffp2 (per chi non l’aveva portata da casa era stata inclusa nel pacco gara), così come la si doveva indossare nella zona expo, ed al momento del ritiro del pacco gara e del numero che richiedeva anche la presentazione del green-pass o di un test antigienico negativo. Il ritiro doveva essere prenotato online con giorno e orario. Tali procedure hanno portato a zero code allo Stadio del Ghiaccio e zero assembramenti, tutto veloce, scorrevole e in sicurezza.

La mattina della gara, come di consueto, esco un’ora prima e posiziono la mia bici in griglia per poi andare a fare subito qualche scatto ai professionisti delle ruote grasse. Coriandoli e fumogeni ovunque, lo spettacolo animato dalla inimitabile voce dello speaker Paolo Mutton ha inizio e l’adrenalina inizia a salire per tutti, pubblico compreso.

Partiti coloro che si giocano la UCI MTB Marathon, sia donne che uomini, torno al mio posto che nel frattempo si era riempito di biker uno accanto all’altro. La mia tattica è quella di partire con mezza borraccia, poiché al pronti via si va subito in salita, prima asfalto per un paio di chilometri al 12% e quindi si attacca il Dantercepies su sterrato, che parte subito con uno strappo al 23%, per poi proseguire per altri 5,6 km fino alla stazione sciistica che si trova a 2.298 metri di altitudine. Il cielo è completamente azzurro senza una nuvola ed è prevista una giornata di sole con temperature che saliranno fino a 20°C.

Ovviamente non può mancare la mia action-cam sul manubrio e il telefono. Quindi meglio limitare il peso della borraccia al minimo necessario, tanto in salita berrò poco, e in discesa mai, le mani dovranno stare ben strette sulle manopole.

Il bello della Hero è che ad ogni ristoro (ce ne sono 5) si troveranno rifornimenti di Sali minerali, acqua e coca-cola oltre a panini, frutta, dolci, barrette e gel. Io ho preferito portarmi dietro il minimo indispensabile dei prodotti Inkospor che uso abitualmente. Tra questi i mitici gel Ice-Tea, barrette Energy-bar, fiale di magnesio e di amminoacidi.

Dopo la prima asperità del Dantercepies, che conviene affrontare molto regolare, scendiamo al Passo Gardena, per poi proseguire verso Colfosco e quindi Corvara, dove ci aspetta la successiva lunga risalita fino al rifugio Pralongià (2.157 metri di altitudine). Durante questi primi 20 chilometri mi ricordo quella regola del ciclismo che dice: “bere, bere, bere”, si perché il vero nemico della Hero possono essere i crampi, vista la lunghezza e la durezza delle salite.

La temperatura è intorno ai 10°C, e sembra che l’estate sia già esplosa anzitempo, mi godo il panorama, mi fermo a fare foto qua e là ai biker che spingono la bici sulla Dantercepies e sul Pralongià e continuo a registrare video che mi serviranno per raccontarvi questa meravigliosa esperienza. Dal Pralongià scendiamo fino al Passo Campolongo, in un attimo mi viene in mente la Maratona delle Dolomiti, questi sono anche i suoi paesaggi e i suoi panorami, e mi ricordo che tra due settimane passeranno su quei passi gli stradisti.

Dal Campolongo, dove normalmente durante l’altra festa (quella della Maratona, appunto) al venerdì e al sabato tutti si fermano a fare la foto a fianco del cartello con il nome del passo, veniamo dirottati dallo staff nel sentiero del prato adiacente, e poi giù in picchiata verso Arabba. Al ristoro riempio la borraccia, che nel frattempo avevo “seccato”, prendo un pezzo di dolce ed un gel.


Poco dopo Arabba, inizia la scalata più difficile e temuta verso il Sourasass (2.351 metri di altitudine), il “tetto” della corsa, che comprende la tanto famosa quanto temuta salita dell’Ornella. Semplicemente perché le sue pendenze, che vanno dal 23 al 33 %, costringono i più a spingere la bici, anche per più di un chilometro e per circa un’ora. Pazienza, questa è la mountainbike e anche questo fa parte del prezzo da pagare per potersi fregiare del titolo di Eroi alla Hero.


Quindi pensieri da una parte, capo basso e continuare a spingere. Già, poi mi ricordo che io devo anche documentare la gara, questi momenti sono fondamentali, e quindi mi fermo, metto giù la bici, stando attento che non scivoli a valle, e cerco di aspettare il momento giusto per lo scatto che meglio possa raccontare questi passaggi e ricordi che rimarranno indelebili, per sempre!

Il tempo scorre, non importa, non sono qui per “fare” il tempo, ma per capire e raccontare come mai in solo poco più di dieci anni questo evento è cresciuto dieci volte tanto e perché tutti vogliano diventare degli “Hero”. L’Ornella mi sta aiutando molto in questo! Ma tutta questa fatica non è sprecata, serve per farci godere dello scenario meraviglioso delle Dolomiti Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Quindi giù in discesa, alla volta di un altro mitico passo dolomitico, il Passo Pordoi, prima che inizi la discesa per Canazei. Quest’anno le condizioni meteo avverse hanno costretto gli organizzatori a far percorrere la strada in asfalto verso il Pordoi anziché lo stretto sentiero sterrato adiacente ad esso.


Una volta scollinato il Passo Pordoi ci si butta di nuovo nel bosco, dove si trova una discesa che rappresenta uno dei tratti più brutti, un sigle-track pieno di radici con pendenze oltre il 25-30% difficilissimo, che costringe i più con il piede a terra. Ma anche scendere con la bici a piedi su queste pendenze e la terra che si muove sotto alle scarpe non è facile, l’Hero e l’Eroe crescono sempre di più dentro ognuno di noi.

Si prosegue per Campitello, dove saremo a circa 60 chilometri di percorso, con oltre due terzi di gara fatti. Nonostante il tentativo di risparmiarsi e non esagerare, la fatica comincia un po’ a farsi sentire, anche se devo dire che grazie ai sali minerali trovati ai ristori e ai miei prodotti Inkospor assunti con regolarità non ho sintomi di crampi.

Una buona sensazione in vista dell’ultima vera fatica, quella che ci porterà verso il Passo Duron, dove sarà d’obbligo ancora qualche foto prima della discesa verso l’Alpe di Siusi e il Monte Pana. Anche lungo questa valle così fino alla fine della gara troveremo il sole, che ci dà qualche motivo in più per non mollare e resistere fino all’arrivo di Selva di Val Gardena dove ci attende una grande festa e dove tutti saranno degli EROI.


Nel frattempo che i comuni biker stanno ancora soffrendo a metà percorso, gli Eroi della UCI MTB Marathon non si sono risparmiati per niente sui cinque passi (Gardena, Campolongo, Pordoi, Sella e Duron) nella gara più dura al mondo, partita e arrivata a Selva. Alla fine l’ha spuntata il tedesco Andreas Seewald, un forte outsider che ha approfittato della sfortuna del colombiano Leonardo Paez, plurivincitore della Hero, colpito da due forature e giunto terzo al traguardo. Secondo il nostro Campione Italiano Marathon Samuele Porro.


Nella corsa in rosa, a spuntarla su tutte è la campionessa lituana Katazina Sosna, che precede di oltre due minuti la svizzera Ariane Lüthi. Sul terzo gradino del podio si classifica invece l’austriaca Angelika Tazreiter.


La festa della Hero si è conclusa alla sera quando alle 21,00 erano in programma le premiazioni presso la Medal Plaza di Selva di Val Gardena. Mentre per chi ancora aveva forza nelle gambe e voglia di pedalare, la domenica poteva godersi un’altra giornata di sole per pedalare sui vicini passi Sella e Gardena. Si perché quella della Hero, che appunto si svolge al sabato, è sempre un’ottima occasione per passare un lungo weekend sulle Dolomiti insieme alla famiglia, dove si possono alternare pedalate in bici sui passi o sulle ciclabili, alle escursioni di trekking, le camminate e le salite in funivia fino a quasi 3000 metri di altitudine. Come abbiamo fatto noi sulla Funivia Sass Pordoi, denominata “La terrazza delle Dolomiti”, dalla quale si può ammirare un panorama mozzafiato sul Gruppo Sella, Sul Piz Boè, sulla Marmolada e su tutta la vallata sottostante, che quest’anno era ancora pieno di neve.



Inoltre, la sempre crescente presenza di bici a pedalata assistita presente nei bike-rent, può invogliare anche gli accompagnatori dei bikers della Hero, mogli, figli, genitori, amici, parenti, ecc. ad avventurarsi anche con poco allenamento sulle strade ed i passi delle Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO. Come è successo a mio Papà, che all’età di 92 anni è riuscito a scalare il Passo Sella da Selva di Val Gardena con una e-bike noleggiata da Scuola 2000 di Selva.
Vi ricordo che il servizio fotografico ufficiale della gara è stato realizzato dall’agenzia Sportograf. Tutti i partecipanti della Hero, possono acquistare le loro foto tramite l’efficientissimo sito, che fin dal lunedì sera aveva già reso disponibile il pacchetto comprendente stupende immagini scattate da esperti fotografi nei punti più strategici del percorso.
Hotel Oswald – Selva di Val Gardena – 0471-795.151
Bike Rent – Scuola 2000 – 0471-773.125
Uff. Stampa
LDL COMeta / Carlo Brena – Ilaria Messa
tel. 035-346.525